Diritto d’asilo in Slovenia all’esame dell’Alta corte
LUBIANA. Il Parlamento della Slovenia l’ha approvata qualche settimana fa, ma sin da subito la nuova legge sugli stranieri, più precisamente gli articoli della norma che riguardano il diritto di asilo, è stata criticata dalla società civile del Paese. E così non giunge inaspettata la decisione della Garante dei diritti dell’uomo, Vlasta Nussdorfer di ricorrere alla Corte costituzionale proprio in relazione all’articolato normativo relativo all’atteggiamento nei confronti dei migranti.
La legge, lo ricordiamo, in prima scrittura permetteva agli organi di polizia, in caso di massiccio arrivo di migranti, di bloccare l'accesso nel Paese degli stranieri che non hanno le credenziali necessarie oppure di quelli che sono entrati illegalmente in Slovenia per rispedirli nel Paese più vicino di provenienza (leggi Croazia per quel che riguarda la rotta balcanica). Dopo l'intervento del ministero degli Interni, però, tali misure potranno entrare in vigore solamente se ci fosse il rischio di compromettere l'ordine pubblico e la sicurezza interna del Paese e ancor prima se la situazione dovesse determinare la proclamazione dello stato di eccezionalità (step che precede lo stato di allarme).
Il tutto sarebbe possibile solo in base a una decisione del governo dopo la riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale della Slovenia e per entrare vigore avrebbe comunque bisogno del via libera del Parlamento a maggioranza qualificata. E anche la cancellazione dello status particolare abbisogna di un passaggio parlamentare. Il punto più controverso rimane quello relativo all'approccio individuale al confine nei confronti del migrante. Se gli organismi di polizia dovessero negargli il diritto di asilo il profugo dovrebbe avere il diritto di opporre ricorso agli appositi organismi.
A proposito delle perplessità subito evidenziate dalla società civile slovena va ricordato che a tale proposito, e cioè contro il difatto blocco del diritto di asilo in Slovenia è iniziata anche una raccolta di firme (ne sono state raccolte 1.300) in calce a una petizione rivolta proprio alla Garante dei diritti dell’uomo «perché fermi la pazzia della legge sugli stranieri».
Ma Nussdorfer ha tenuto subito a precisare che la sua decisione di ricorrere contro la norma alla Corte costituzionale non è stata assolutamente influenzata dalla su menzionata petizione. «Il Garante - ha precisato - è un’istituzione assolutamente autonoma e indipendente e ha deciso di compiere tale passo dopo aver valutato le conseguenze della norma riguardo la salvaguardia dei diritti dell’uomo». «Al giorno d’oggi - ha aggiunto - la tolleranza viene messa a dura prova, si tratta di un fenomeno mondiale e presente è anche la paura del terrorismo». «E - ha concluso - da qui all’intolleranza, che può distruggere anche la sicurezza dei cittadini e determinare tensioni sociali, il passo è breve».
La legge, come abbiamo detto, fin dalla sua genesi in sede di governo, è stata oggetto di innumerevoli critiche, relativamente alla sua presunta incostituzionalià e i suoi principi contrari al diritto internazionale. Secondo l’istituto “Danes je nov dan”, la normativa viola i diritti a un efficace diritto d’asilo e, conseguentemente viola altresì la Convenzione di Ginevra sui diritti dell’uomo e la stessa Convenzione di Dublino.
Va anche detto che il ministro degli Interni della Slovenia, Vesna Györkös Žnidar non è mai stata contraria affinché la legge riceva un parere da parte della Corte costituzionale. Anche se è certa della costituzionalità di quanto contenuto nella norma con una sentenza della Corte costituzionale la nazione avrebbe chiara la direzione di come comportarsi quando si raggiunge il limite oltre il quale si rischia di operare in modo difforme a quelli che sono i dettami e gli obblighi sanciti dal diritto internazionale.
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