Diportisti tartassati, i marina croati si ribellano
FIUME. Le recenti festività di Pasqua hanno confermato quelle che erano state le più pessimistiche previsioni degli operatori del settore sugli effetti della maxi maggiorazione della tassa di soggiorno per le barche da diporto in Croazia, decisa lo scorso agosto dal governo di centrodestra del premier Andrej Plenković. Dopo alcune rinunce registrate già prima del periodo pasquale, è stata rilevata la prima fuga all'estero di diportisti arrabbiati e delusi dalla stangata che si è abbattuta sul comparto, i quali nel weekend festivo hanno mollato gli ormeggi dai porticcioli istriani, dalmati e quarnerini per dirigersi alla volta dei marina sloveni, italiani, greci, turchi e financo francesi.
Mancano ancora dei dati precisi sulla situazione, ma da un solo marina della Dalmazia centrale - tanto per fare un esempio - sono state 19 le imbarcazioni che sono state trasferite. Per lo scalo in questione, il danno quantificato per il solo 2018 si aggirerà intorno ai 160 mila euro. E se si pensa che sono 11 mila gli armatori che dovranno pagare per l’ormeggio annuale, le previsioni del danno ovviamente lievitano in proporzione.
La situazione ha fatto così scattare l'allarme in seno all'Associazione dei marina, che opera nell’ambito della Camera d'Economia croata. L’associazione si è così rivolta ufficialmente al ministero croato chiedendo di fare marcia indietro tornando alle tariffe che vigevano in precedenza.
«È vero che in molti casi abbiamo a che fare con persone danarose - ha dichiarato Sean Lisjak, presidente dell'associazione dei marina – diportisti che non vogliono comunque sentirsi presi in giro da simili balzelli. Se la tassa fosse aumentata, diciamo, del 20%, non avrebbe fatto felici i diportisti ma nessuno sarebbe fuggito dai nostri iorticcioli. Il rincaro ha colpito duramente molti armatori, persone che scelgono la formula dell’ormeggio annuale e che in barca salgono per non più di 20 o 30 giorni all'anno».
Lisjak ha aggiunto che «il passaparola ci ha permesso di appurare che in nessun Paese mediterraneo la tassa di soggiorno per natanti è così costosa», facendo l'esempio della vicina Slovenia, per la precisione della struttura di Portorose, dove non esiste il forfait annuo bensì quello mensile. Il presidente dell’associazione ha rilevato che il proprietario di un natante di 15 metri di lunghezza deve versare mensilmente circa 8 euro: «Si tratta di 96 euro all’anno - ha detto - in sostanza la cifra che si pagava in Croazia prima del rincaro. Dal ministero del Turismo ci avevano risposto mesi fa che i forfait non venivano modificati dal 2010 e che in ogni caso si voleva equiparare la tassa dei diportisti con quella versata dai vacanzieri sulla terraferma».
La tassa, aumentata in media del 400–500% - ma con punte che arrivano fino all'850% - va pagata nelle capitanerie portuali e nelle sedi distaccate. Riguarda per la precisione la lunghezza del natante (si va da un minimo di 5 metri e se si hanno posti letto) e la durata del soggiorno, mentre non c'entra affatto il numero di passeggeri a bordo. Per fare un esempio, l'armatore di una barca tra i 9 e i 12 metri di lunghezza deve ora sborsare 5800 kune (780 euro), mentre in precedenza la tassa annua ammontava a 1100 kune (148 euro).
L'incremento più consistente è stato quello indirizzato ai titolari di imbarcazioni lunghe più di 20 metri: da 1700 kune (229 euro) si è passati a 14.500 kune (1950 euro).
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