Diportisti, le regole per chi va in Croazia. La “vignetta” si può pagare anche online

Gli armatori stranieri sono i benvenuti». È lo slogan vigente in Croazia, Paese dove il turismo nautico è riuscito sempre a superare le crisi degli ultimi trent’anni, mantenendo rotta e linea di galleggiamento, senza destare preoccupazioni. Quest’anno, complice il Covid-19, i risultati non sono brillanti, ma dimostrano pur sempre che il settore è coriaceo, superiore di una spanna rispetto alle altre nicchie dell’industria ricettiva nazionale. Intanto per arrivare in barca dall’Italia nelle acque croate non ci si deve sottoporre a particolari misure epidemiologiche e la conferma arriva dal capitano portuale di Fiume, Darko Glažar: «Sono in vigore le solite misure cautelari – ha detto – bisogna, per quanto possibile, rispettare a bordo il distanziamento sociale e lavarsi e disinfettarsi spesso le mani. Niente quarantene per l’ingresso in Croazia e ai valichi marittimi internazionali non viene misurata la temperatura corporea. Se si arriva da Trieste e località limitrofe, bisogna recarsi nell’ufficio della Capitaneria portuale di Umago per espletare le procedure di passaggio del confine. Dunque, vanno esibiti i documenti personali e quelli del natante, lasciando il numero di cellulare alle autorità».
Glažar ha quindi comunicato che nelle capitanerie e nei loro dipartimenti va versata la tassa per la sicurezza della navigazione e la tutela del mare dall’inquinamento, richiesta che è possibile effettuare online tramite il sistema eNautika, la quale garantisce l’ottenimento del relativo bollino. Tale servizio può essere fruito dai cittadini di sette Stati comunitari – Italia, Spagna, Slovacchia, Belgio, Lettonia, Estonia e Lussemburgo – mentre i diportisti di altri Paesi debbono rivolgersi direttamente alle capitanerie di porto e ai dipartimenti, o capitanerie regionali. Quelle principali sono dislocate ad Umago, Parenzo, Rovigno, Pola, Traghetto, Fiume, Segna, Zara, Sebenico, Spalato, Porto Toledo (Ploce), Porta Perenta (Metkovic), Curzola e Ragusa. Quelle regionali, aperte dal primo aprile al 30 ottobre si trovano a Cittanova, Sali, Stretto (Tisno), Ubli, Bosavia, Comisa, Lissa e Lesina. C’è poi la tassa di soggiorno, il cui ammontare dipende dalla lunghezza dell’imbarcazione e della permanenza nelle acque croate dell’Adriatico.
Non si tiene invece conto del numero di passeggeri a bordo. Sono cinque le categorie d’imposta: da 5 a 9 metri di lunghezza, da 9 a 12, da 12 a 15, da 15 a 20 e oltre i 20 metri. Il periodo minimo di computo della tassa è di 3 giorni, il massimo riguarda il soggiorno di 12 mesi. Le capitanerie e i marina sono le sedi deputate al pagamento della tassa di soggiorno che va da un minimo di 360 ad un massimo di 6 mila kune e cioé da 48 a 795 euro. Intanto il turismo nautico croato, rispetto agli altri settori ricettivi, pare reggere bene l’urto del Covid-19. Nei primi sei mesi dell’anno gli arrivi delle barche straniere hanno segnato il 58 per cento rispetto a gennaio–giugno dell’anno scorso. «Il calo è sì marcato – si legge nel comunicato del ministero della Marineria e Trasporti – ma di mese in mese si registrano miglioramenti. In giugno sono stati registrati 11 mila arrivi di barche d’oltreconfine, dato che sfiora l’80 per cento su base annua. Inoltre in Croazia sono giunte nel primo semestre 428 imbarcazioni di lunghezza superiore ai 20 metri, cifra pari al 76 per cento degli arrivi rilevati nel corrispettivo periodo di un anno fa. Netta invece la diminuzione del numero di diportisti, stranieri e croati, nei primi sei mesi del 2020: sono stati in tutto 43 mila, circa il 21 per cento su base annua. –
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