Diportisti in fuga dalle regole italiane, su la bandiera straniera

A decine i proprietari di barche che cambiano vessillo per evitare di dover sottostare a controlli e obblighi in materia di dotazioni di bordo
Barche in sacchetta
Barche in sacchetta

TRIESTE. Si ammaina il Tricolore sulle imbarcazioni, al suo posto sventola la bandiera belga. Ma anche olandese, croata, slovena, per chi può francese, tedesca e persino austriaca. Vale tutto, basta fuggire “legalmente” dai controlli ( che molti diportisti definiscono «asfissianti») delle autorità di mare che pattugliano il golfo e dalle regole sempre più rigide. L’ultima è quella della nuova cassetta di pronto soccorso (per le imbarcazioni abilitate oltre le 12 miglia) entrata in vigore dal 18 gennaio con decreto del ministero della Salute. Passi per il chilogrammo obbligatorio di cotone idrofilo, i lacci emostatici, i cerotti e il ghiaccio istantaneo. Ora però servono anche «pallone e maschera di rianimazione per adulti», il fonendoscopio e lo sfigmomanometro per la pressione. Una dotazione professionale di difficile utilizzo per i profani, costosa (si arriva anche a ben oltre i 200 euro) che trasforma la barca in «ambulatorio galleggiante, inutile» (è una lamentela riportata dalle più note riviste di settore) visto che è improbabile che il diportista e i suoi ospiti abbiano approfondite conoscenze mediche per utilizzare questi strumenti.

Ma poi ci sono i controlli serrati alle dotazioni di bordo che cambiano di continuo, ispezioni, oltre ai normali obblighi e costose verifiche da effettuare ogni 5 anni. Una “pressione” che nemmeno il bollino blu (si ottiene con il controllo preventivo della barca) ha eliminato. E c’è chi viene fermato nella stessa giornata anche più volte, specie il weekend, mentre fa il bagno con la famiglia a poca distanza dalla costa. Così quello che pochi anni fa è stato “scoperto” come escamotage - la possibilità appunto di cambiare bandiera alla propria imbarcazione senza grandi spese in maniera legale, rimanendo nella comunità europea - è diventata una via di fuga per molti. Hanno iniziato in pochi: poi, una volta capito che è molto facile, “radio pontile” ha fatto il resto. Non ci sono statistiche precise, ma nel golfo, ovvero nelle marine e negli ormeggi che vanno da Muggia a Trieste, a Grignano, Sistiana, Villaggio del Pescatore, Monfalcone fino a Grado e Lignano si stima che siano ormai scappati tra i 50 e i 100 diportisti. Anche le autorità marittime confermano che siamo vicini al centinaio di casi.

«Le dico solo questo - racconta Fabio Pischiutta, broker nautico nel grande polo del Lisert a Monfalcone cui si rivolgono moltissimi diportisti di tutta la regione per la manutenzione nei cantieri - praticamente il 100% delle barche vendute ultimamente hanno cambiato la bandiera e messo quella belga». La pratica è molto semplice, tutte le indicazioni si trovano sul web. Chi è pigro può rivolgersi a un’agenzia nautica spendendo qualche centinaio di euro. E così, ad esempio, già il costo del passaggio di proprietà dell’imbarcazione scende dai mille euro in su a poche centinaia. E per chi fa da sè, a parte la tassa di circolazione una tantum (in caso di bandiera belga si arriva a 61,50 euro se la barca ha più di 10 anni, altrimenti bisogna salire di circa 200 euro ogni anno se la barca è più giovane) i costi sono minimi (51 euro di bonifico alle autorità belghe, se si sceglie questa bandiera e 85 per la licenza da radiotelegrafista). Ci sono poi solo i costi di cancellazione dai registri italiani, 150 euro più bolli. Una tantum. E i giochi sono fatti. Basterà attendere a casa il pacchetto con i documenti e la bandiera belga in omaggio. O magari quella olandese o altre.

Niente più controlli, ispezioni e preoccupazioni sulle dotazioni di bordo: le autorità in mare vedendo la bandiera straniera, vista anche la probabile difficoltà della lingua, eviteranno di fermare l’imbarcazione. Niente più obbligo nemmeno della zattera di salvataggio per chi supera le 12 miglia e soprattutto niente più controlli obbligatori ogni cinque anni per ottenere il certificato di sicurezza. Il fenomeno ormai è esploso tra i diportisti, prova ne è che che le stesse autorità belghe hanno comunicato che vista l’aumentata mole di richieste di immatricolazioni è stata data disposizione agli uffici di concedere la priorità ai residenti. E chi vuole la bandiera belga dovrà attendere ora non più una settimana, ma 20-30 giorni.

«Ormai i costi di gestione di imbarcazioni con bandiera italiana sono improponibili – commenta con amarezza Pischiutta - sproporzionati rispetto al valore del bene. I prezzi delle barche sono precipitati e il mercato italiano è il più basso del mondo. La clientela è invecchiata e non c’è ricambio. E nella vendita si cambia la bandiera per non pagare tutte le gabelle italiane. Perchè spendere 1000 euro quando con poche pratiche e 2-300 euro si sistema tutto? E chi se ne va dopo non fa più nulla, e per noi è un’emorragia di clienti. Non si cambia più attrezzatura, niente più collaudi. Una sconfitta».

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