Dipiazza: stop a lavavetri, mendicanti e abusivi

Previsti denunce e sequestri. Omero (Ds): «Giusto perseguire chi minaccia, ma in Toscana l’integrazione funziona»
Il sindaco di Firenze firma un’ordinanza contro i lavavetri?
Roberto Dipiazza
fa di più. Questa mattina il primo cittadino non si limiterà a sottoscrivere un documento fotocopia, dichiarerà guerra anche ai fenomeni di accattonaggio e ai venditori abusivi.


«Ho chiesto al segretario generale di farsi mandare dal Comune di Firenze il testo e di aggiornarlo», spiega Dipiazza. Un aggiornamento dove la «tolleranza zero» sarà estesa ai «mendicanti sfruttati e mandati a chiedere l’elemosina nelle strade» e ai «venditori abusivi del centro». I lavavetri passano quasi in secondo piano. «Sono praticamente scomparsi dalle nostre strade dopo che per anni ho mandato - dice il sindaco, che ha mantenuto la delega alla Vigilanza - i vigili urbani in piazza Dalmazia e via Rismondo (incroci dove il fenomeno a volte si manifesta ancora,
ndr
)».


Poco importa se l’esempio arriva da un Comune di centrosinistra e tale decisione scateni una bufera politica. «Non me ne frega niente delle polemiche, mi interessa risolvere i problemi dei cittadini. Anzi, ben venga l’atto di un’amministrazione di centrosinistra - dice Dipiazza - così non avremo le solite rotture di scatole. Nessuno potrà dire nulla». La protesta invece dilaga, anche se per il momento l’obiettivo è il Comune di Firenze. E dire che proprio da Trieste partì un’ordinanza simile durante la prima giunta Illy. Un provvedimento che ha perfino fatto traballare, per una possibile incostituzionalità, l’atto del sindaco fiorentino. Nel 2002 la prima sezione penale della Cassazione, infatti, aveva annullato «perché il fatto non sussiste» la condanna al pagamento di un’ammenda di 100mila lire inflitta dal tribunale di Trieste a un cittadino croato, per non aver osservato l’ordinanza del sindaco sui lavavetri. «Il nostro atto citava le norme del codice della strada, oltre ai lavavetri riguardava anche le prostitute e l’accattonaggio», ricorda
Uberto Fortuna Drossi
, già assessore alla Vigilanza e attuale segretario provinciale dei Cittadini.


Ma come reagiscono i politici triestini alla scelta del primo cittadino? L’ordinanza che Dipiazza si appresta a firmare è accolta con freddezza dell’opposizione, che solo in parte giustifica il provvedimento. Braccia aperte invece dagli alleati come
Paris Lippi
: «Mi fa specie che la sinistra cavalchi il tema della sicurezza e della legalità quando proprio il loro permessivisto - dice il vicesindaco ed esponente di An - ha permesso questa invasione senza regole. Sull’applicazione dell’ordinanza sono d’accordo, ma lo stesso metro deve valere anche per i mendicanti e i venditori abusivi, che si permettono di vendere merce contraffatta davanti ai negozi». Un suggerimento già fatto proprio dal sindaco.


Il centrosinistra imputa invece a Dipiazza di pensare solo alla repressione e non all’accoglienza. È il caso di
Fabio Omero
(Ds) che giudica la situazione di Trieste non grave come quella di Firenze. «Se ci sono situazioni di minacce e violenze credo che la scelta sia coerente. Al fianco di questa ordinanza Firenze ha però accompagnato - dice - una politica di integrazione di oltre 30mila extracomunitari. A Trieste mi sembra che questo non ci sia». Chiede di «non fare di tutta l’erba un fascio»
Gian Matteo Apuzzo
della Margherita che sottolinea come è necessario «capire il disagio e dividerlo dalla criminalità». Insomma, le azioni di contrasto alla criminalità e allo sfruttamento vanno bene, ma «attenzione alle persone - è il monito - in condizioni di disagio».


«Troviamo per questa gente delle soluzioni alternative - sostiene Uberto Fortuna Drossi dei Cittadini - alla sanzione pecuniaria che non pagheranno mai. È meglio sanzionarli con l’obbligo di un lavoro socialmente utile retribuito». Quello dei lavavetri a Trieste è «un problema che non esiste e quindi non necessità - secondo
Igor Kocijancic
di Rifondazione comunista - di di sanzioni e un impegno in prima persona del sindaco». Anzi, l’ordinanza del sindaco potrebbe secondo Kocijancic avere l’effetto contrario «aumentando la conflittualità sociale».

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