Dipiazza, ritorno di fiamma: «Tutti uniti con Camber»

L’ex sindaco pronto a ricucire con l’ex senatore al quale disse di voler togliere il potere. «Forza Italia? Vedremo. Da qui può rinascere un centrodestra compatto»
Di Fabio Dorigo
ANTEPRIMA Carnia 4 DICEMBRE 2005.Forza Italia Copyright Angelo Comoretto Foto Agency Anteprima Udine
ANTEPRIMA Carnia 4 DICEMBRE 2005.Forza Italia Copyright Angelo Comoretto Foto Agency Anteprima Udine

«”Io non appartengo a nessun partito sentendomi fedele soltanto alla patria che per me sta assai più in alto di tutti i partiti”. Bellissimo questo scritto di Guido Slataper». La frase è apparsa domenica sul profilo Facebook di Roberto Dipiazza in coda a una serie di incredibili tramonti, olive (500 chili la raccolta), il cane Ted e una trota da 10 chili e 750 grammi pescata nel fiume Stella. La citazione dell’ex sindaco di Trieste (ora consigliere regionale con 5.768 preferenze) sembrava una presa di distanza dalla scissione del Pdl e dalla rinascita di Forza Italia avvenuta sabato a Roma. Ma non è così. A Roma Dipiazza non è andato complice una bronchite che l’ha costretto a casa per 10 giorni, nonché a rinviare la rimpatriata annunciata del centrodestra triestino. Il suo impegno a “ricucire”, preso in un’intervista sul settimanale diocesano Vita Nuova, rimane fermo, ancora di più ora dopo lo strappo romano del Pdl. «Ho la tessera triennale di Forza Italia dal 1994. Non la rinnego ora. Chiamerò il presidente (Berlusconi, ndr) e poi decido cosa fare» aggiunge Dipiazza. Nessuna tentazione di Nuovo centrodestra a vocazione alfaniana (nonostante lui sia governativo a prescindere). La sua fede forzista è solida e pronta anche a rimangiarsi alcuni proclami o “regali” promessi a Trieste. «Io sono nato nel centrodestra e morirò (il più tardi possibile) nel centrodestra. Non mi chiamo Willer Bordon» dichiara Dipiazza. Le sue ultime parole famose: «L’ultimo mio regalo alla città sarà di togliere il potere a chi, il senatore Camber, vi impera da 25 anni. Lo devo a Trieste e ai suoi cittadini». Era il 14 febbraio 2011, lo strano San Valentino del centrodestra triestino. Non secoli fa. «Si è preso una brutta influenza» gli replicò a distanza Giulio, il senatore.

Acqua passata. Scordatevi regali e favole come la Trieste decamberizzata. «Giulio Camber è sicuramente uno dei personaggi politici della città, uno dei passaggi per riunire questo centrodestra riguarda sicuramente Camber. Non è pensabile lasciare Giulio Camber fuori» ha confessato ai primi di novembre a Vita Nuova. E la nuova ondata di manifesti di Giulio con “Babbo Natale, svegliali tu” lo trova perfettamente allineato. «Sono fantastici. Camber centra sempre il messaggio. Quell’”ogni giorno sempre più giù giù giù (le prime tre lettere di Giulio, ndr)” fotografa la situazione. Il centrosinistra non sa governare e Trieste sta affondando». Il Santa Klaus evocato da Camber potrebbe esser lui come nella storica pubblicità della Bistefani: “E chi sono io? Babbo Natale?”. Dipiazza è pronto. I panni gli si addicono.

La rottura con Camber si era consumata sul porto (per via della mancata nomina) e sul porto si celebra la santa alleanza. L’ex sindaco si converte al culto mariano di Nostra Signora del Porto. «Come diceva il mio caro nonno: “Le parole pesano poco, quello che contano sono i fatti”. I fatti, oggi, danno ragione alla presidente Monassi. C’è un aumento generalizzato di tutto» racconta nell’intervista al settimanale dei preti. Sembrano lontani anni luce da quando si era dichiarato pronto a portare in pizza migliaia di persone per gettare addosso “le monetine” al duo Monassi- Paoletti (presidente camerale, ndr) com’era successo a Craxi davanti al Raphael. «Sono i numeri che parlano. La Monassi è brava. E comunque l’ultimo dei nostri è migliore di loro. Viva Camber, Viva Menia, Viva Ret, Viva tutti» esulta con fare Dipiazza. Il centrodestra deve ritrovarsi. Lui è pronto a offrire un tavolo a tutti (quello di casa sua) e persino a “ricucire” con Camber e la camberiana Sandra Savino. Come ai bei tempi. «Ricordo che quando si saliva sui palchi: io, Camber, Menia, Scoccimarro, Codarin, eravamo una macchina da guerra. In 15 anni sono caduti contro di noi avversari politici come Giorgio Rossetti, Ettore Rosato (ben due volte), Federico Pacorini» ricorda Dipiazza. E la scissione romana? «Trieste è sempre stata un laboratorio politico. Non è detto che proprio da Trieste non si passa ripartire con un centrodestra unito. Con diverse anime, magari. Ma compatto». E chi sono io? Babbo Natale?

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