Dipiazza: la nostra Trieste gli deve molto
Bassa Poropat: sapeva fare sintesi tra cultura e imprenditoria. Azzarita: era concreto e coraggioso
Una personalità che alle doti imprenditoriali associava qualità umane eccezionali, capace di coniugare tecnica e pensiero sociale, cordialità e rigore. Un professionista sempre rivolto all’innovazione ma soprattutto un manager coerente nei suoi valori, con una concezione sociale dell’impresa che lo faceva spiccare in un panorama che travalica i confini locali. È il ritratto di Ernesto Illy che si ricava nei commenti di chi l’ha potuto conoscere e apprezzare.
«È venuto a mancare un uomo di grandissimo livello - commenta il sindaco
Roberto Dipiazza
-, un uomo dalla cultura imprenditoriale vastissima, con capacità, nel suo settore, di assoluto vertice, amabile e con il quale era un piacere conversare. Non possiamo dimenticare ciò che ha creato, per la sua azienda e per la sua città».
«Il mio - afferma
Mauro Azzarita
, presidente dell’Ezit - è il ricordo di un grande uomo. Ho avuto quello che io considero un grande onore: consegnargli, durante il mio incarico in Assindustria, il titolo di Cavaliere del lavoro. È stato un grande rappresentante oltre che della sua azienda della realtà locale, non solo a livello nazionale ma anche all’estero». Azzarita prosegue: «Era schivo ma al contempo ironico, un uomo di grande concretezza e capace di parlare schiettamente, con coraggio, anche in Confindustria come quando dichiarò che in Italia ”operiamo con catene alle gambe e una palla al piede”».
Per
Maria Teresa Bassa Poropat
, presidente della Provincia, la scomparsa di Ernesto Illy è una grave perdita non solo per il mondo imprenditoriale locale: «La città intera perde un uomo di spicco, di rare qualità umane e intellettuali. Dopo averlo conosciuto, sono rimasta colpita dalla sua straordinaria lucidità e cultura, che mediavano una competenza scientifica e un’analisi filosofica e psicologica di spessore». «Era intellettualmente brillante - continua -, una peculiarità che andava oltre alla sua specificità imprenditoriale. Esprimeva una capacità di sintesi culturale rara e competente. E quando una volta gli chiesi come avesse potuto trovare il tempo di approfondire così bene campi che esulavano dalla sua attività mi rispose: ”Signora, io non ho mai guardato la televisione”».
«È venuto a mancare - rileva
Franco Rigutti
, presidente dei dettaglianti - un grande imprenditore che con la sua azienda ma anche con la sua stessa persona ha portato alto il nome di Trieste nel mondo. Anche noi, come associazione, gli avevamo voluto tributare pubblicamente un omaggio, consegnandogli due anni fa, in occasione dello spettacolo Buon anno Trieste, la Rosa d’Argento. Mi ricordo la sua emozione, genuina, nel ricevere tale riconoscimento spiccatamente locale ma espressione di una città che amava. D’altronde, oltre essere una persona di cultura e scienza, era una personalità squisita, all’altezza in ogni occasione».
Per
Giorgio Zanfagnin
, sovrintendente della Fondazione Teatro Verdi, con la scomparsa di Ernesto Illy stanno fatalmente sparendo i grandi nomi di Trieste e c’è da pensare chi sarà in grado di sostituirli allo stesso livello: «Aveva una cultura profonda e la mostrava, senza ostentazioni, ogni volta ce n’era l’occasione. Si trattava di un grande imprenditore che la città piangerà a lungo».
Roberto Cosolini
, assessore regionale al Lavoro, università e ricerca conserva quale ricordo più forte di Illy «la sua grande energia, l’entusiasmo che aveva e sapeva trasmettere sui temi della scienza e dell’innovazione. Era animato da un’inesauribile curiosità, da una decisa volontà di andare verso il nuovo. Era una persona molto gentile e si dimostrava sempre interessato, sapendo coinvolgere la platea di turno con il suo entusiasmo e la sua passione che si univano al bagaglio tecnico-scientifico».
«Avere Ernesto Illy - dichiara
Walter Godina
, vice presidente della Provincia - è stata una fortuna non solo per la sua famiglia e la sua azienda ma per tutti i triestini. La sua capacità di andare oltre la pretta vocazione imprenditoriale era evidente, così come la sua voglia d’imparare sempre, fino all’ultimo». «L’ho conosciuto - prosegue - fin da quando ero giovanissimo, frequentando la sua famiglia e rimanendone subito impressionato. Colpiva la sua dote di dare agli interlocutori il senso della sua visione sociale dell’impresa, non solo quella finanziaria ed economica. È stato un uomo che non dava mai nulla per scontato, anzi: voleva andare a fondo in ogni situazione. Ha sempre mostrato una grande umanità e una coerenza di vita e di obiettivi: un grande insegnamento».
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