Dipiazza “europeo” mina il centrodestra

L’ex sindaco valuta la candidatura offerta dagli alfaniani. Ma i forzisti lo diffidano. Lenna ribatte: «Siamo autonomi»
Di Gianpaolo Sarti
Lasorte Trieste 25/07/13 - Regione, Bruno Marini, Roberto Dipiazza
Lasorte Trieste 25/07/13 - Regione, Bruno Marini, Roberto Dipiazza

TRIESTE. L’ipotesi di una candidatura di Roberto Dipiazza alle europee con Ncd rischia di mandare all’aria la coalizione di centrodestra in Regione. Perché gli alfaniani, a caccia di big e accordi per centrare il quorum, puntano a un’alleanza con Autonomia Responsabile, la civica di cui l’ex sindaco è capogruppo in Consiglio e che insieme a Forza Italia, lo stesso Ncd e il Misto (Udc e Tondo) compone la squadra di opposizione alla giunta Serracchiani. Ma i berlusconiani pongono il veto: un’intesa rappresenterebbe una scelta di campo «inaccettabile» con il partito di Alfano, visto che la lista era nata a sostegno dell’ex governatore, dunque del Pdl, alle regionali del 2013.

Il grande corteggiato, Dipiazza, intanto prende tempo: «Se mi candido? La proposta è interessante ma vanno valutati vari aspetti». L’ex sindaco non nasconde che il suo vero sogno è riprendersi Trieste, tuttavia il ragionamento c’è: «Prima di dichiarare qualsiasi cosa devo confrontarmi con i colleghi Revelant, Santarossa e Sibau, altrimenti sarebbe una mancanza di rispetto».

L’operazione di avvicinamento è in corso, come aveva anticipato qualche giorno fa il capogruppo Alessandro Colautti, componente del coordinamento in Fvg: «A livello nazionale stiamo lavorando per aprirci a realtà come gli ex Ucd, ad esempio, perché il nostro obiettivo ora è l’attrazione. Va detto che quella di Dipiazza, se accettasse, non sarebbe un’adesione a Ncd bensì un’alleanza tra Ar e noi. Non una fusione, ma un accordo per dare un senso regionale alla battaglia per le europee».

Una presa di posizione che Forza Italia non digerisce. I vertici del partito per ora non si espongono e mandano avanti Bruno Marini. «Colautti – sbotta il consigliere – parla di Dipiazza come prodotto di un’intesa con Ncd. Totalmente inaccettabile. Lui è libero di candidarsi anche con i Pensionati se vuole, ma se lo fa in quanto capogruppo di Autonomia Responsabile le cose non funzionano più. Ar – ripercorre Marini– è una civica nata con una funzione di supporto a Tondo alle Regionali, non certamente di contrapposizione al Pdl. Ed è parte integrante della coalizione e, in quanto tale, deve mantenere un atteggiamento neutrale rispetto alle divisioni. Se Ar va con Ncd cade la coalizione di centrodestra perché non ci sono più le condizioni».

Fratture in vista? «Rispondo a Marini dicendo che non c’è alcun atto di rottura – ribatte Colautti – se invece Fi vuole dare questa lettura vuol dire che aprono un fronte». Se Tondo, portavoce del centrodestra, per esporsi attende gli sviluppi – «ognuno è libero di fare le scelte che ritiene, non sarò io a indirizzarle» – il segretario regionale di Ar, Vanni Lenna, conferma il movimento di questi giorni.

Il possibile patto con Ncd «è una proposta non ancora ufficiale – evidenzia – dovrà esprimersi il direttivo regionale la prossima settimana. Tuttavia non vedo incompatibilità tra le due formazioni perché l’area è quella dei moderati. In ogni caso – chiosa – è vero che siamo nati in appoggio a Tondo, ma non dipendiamo da Fi». Per gli alfaniani, tuttavia, lo scenario che si profila per il futuro va ben oltre alla carta Dipiazza. Dopo il banco di prova delle europee lo scacchiere politico in Regione potrebbe assumere una nuova forma con un possibile allargamento della maggioranza? È così fantasiosa l’idea di una riproposizione in Fvg dell’attuale schema nazionale che vede insieme Pd e Ncd? A maggior ragione, come viene fatto notare proprio in ambienti democrat, se il premier Renzi, ottenuto il risultato sulle Province, con Ncd sullo stesso tavolo di governo, porta a casa anche la legge elettorale, il superamento del bicameralismo e le riforme sul lavoro. Il tema qui si pone, tanto più che l’interlocuzione tra il vicepresidente e leader Ncd Alfano e la vicesegretaria del Pd Serracchiani, a Roma, è un dato di fatto. «Non sfuggo l’interrogativo – osserva il capogruppo Colautti – ma restiamo all’opposizione assicurando la convergenza sui temi in cui si deve remare assieme, come è accaduto con la difesa della specialità».

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