«Dipiazza e Bandelli? Pronti a dialogare su un progetto serio»
Due sedie in più attorno al tavolo. Da sistemare vicino a quelle su cui si sono già accomodati, l’uno a fianco dell’altro, Roberto Dipiazza e Franco Bandelli. La ricomposizione fra l’ex sindaco oggi consigliere regionale con Autonomia responsabile e l’ex assessore ora consigliere comunale di Un’Altra Trieste è sì «accordo elettorale» per le europee che vedono Dipiazza in corsa sotto le insegne di Ncd, ma anche dichiaratamente propedeutico alla «ricostruzione del centrodestra» locale: un’intesa che, proprio per questo, guadagna il consenso di Roberto Menia e Roberto Antonione, pronti al dialogo. Con traguardo le amministrative del 2016.
E se da parte di Antonione il gradimento poteva considerarsi, se non scontato, quantomeno prevedibile, altrettanto non si può dire dell’apertura di Menia. Non solo perché era stato il suo noto “diktat” (con la richiesta di cambio deleghe all’allora assessore a Lavori pubblici e Grandi eventi), nell’agosto del 2009, la prima crepa divenuta poi profonda frattura con Bandelli, ma anche per i fiumi di parole e veleni degli oltre quattro anni e mezzo successivi. A marzo, dopo il “mea culpa” di Dipiazza, pur ridando «il giudizio di allora» sull’argomento Menia aveva parlato di vicenda ormai «metabolizzata». Forse un primo, piccolo segno di disgelo. Qualcosa è comunque accaduto. Se non altro un faccia a faccia casuale con Bandelli: «Un giorno ci siamo sbattuti contro - racconta Menia - e ci siamo detti ciò che c’era da dire. Io ho spiegato le mie ragioni, che lui ha capito. All’epoca, ricordo, non dissi che bisognava cacciare Bandelli ma cambiargli le deleghe. Una posizione concordata con altri. Lui, in quella che resta una conversazione privata, mi ha risposto sui punti. Certo, con il “casino” successo dopo, sarebbe stato meglio che il tutto non fosse mai accaduto...». All’ex sottosegretario all’Ambiente, storico esponente di Msi e An, confluito senza entusiasmo nel Pdl che ha infine lasciato per seguire Fini in Fli, ammette: «Tutto quanto serve alla ricomposizione di un centrodestra che possa portare a un progetto serio, mi fa piacere. Dipiazza-Bandelli? L’ho appreso con interesse. Bandelli ora dà una mano a Dipiazza (in vista delle europee, ndr), a cui faccio gli auguri. Come a Sergio Giacomelli (candidato con Fratelli d’Italia, ndr), mio storico segretario provinciale» nell’Msi. «Se ci si ritrova sotto l’aspetto valoriale e sui progetti, si può costruire, condividere fra gente che ha ancora credibilità, intelligenza e sensibilità - prosegue Menia -. Non so come accadrà, possono succedere tante cose fino al 2016. Sul piano triestino serve un progetto per la città: tutto si può fare ma ci sono temi divaricanti. Ad esempio l’apertura o meno di Porto Vecchio: è questione mai risolta nel centrodestra, dove qualcuno ha ancora una posizione a mio avviso ottusa. Io non pongo pregiudiziali, né voglio subirle».
La ricomposizione Dipiazza-Bandelli piace a Roberto Antonione: «Quando si erano sviluppate difficoltà interne alla giunta Dipiazza e a quella Tondo ero intervenuto dicendo come fosse una stupidata mandare via Bandelli e Rosolen, e che ciò avrebbe potuto portare a dei disastri. Be’ - continua Antonione - io sono una delle vittime di questi disastri: è evidente che quando mi sono candidato a sindaco nel 2011, avere Bandelli e Un’Altra Trieste contro è stato uno dei fattori del risultato». Che premiò il centrosinistra e l’attuale sindaco Roberto Cosolini. «Guardo con attenzione - riflette Antonione - a una ricomposizione che dà anche un’alternativa per tutto il mondo che si rifà a ideali liberal-democratici e non si ritrova più nella proposta di Forza Italia». Nel 2011, l’ex primo cittadino «si era speso molto per me in campagna elettorale - rammenta l’ex sottosegretario agli Esteri -. Giustamente ora gli dò una mano».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo