Dipiazza boccia il listone e invoca unità
«Momento magico». Roberto Dipiazza, consigliere regionale di Autonomia responsabile (ma soprattutto tre volte ex sindaco), risponde così a chi gli chiede “Come va?”. È successo anche in una recente puntata di Ring su TeleQuattro. Non si sa se nella magia del momento c’entri un recente sondaggio elettorale che lo vedrebbe in netto vantaggio, oltre una decina di punti, sul sindaco del Pd Roberto Cosolini. «Ho fatto tre campagne elettorali e le ho vinte tutte. Nel 2001 ci siamo divisi e abbiamo perso consegnando la città alla sinistra» attacca il campione del centrodestra triestino che rimane ancora alquanto diviso. Nello studio televisivo l’ex sindaco non si è sottratto neppure a un selfie con Pierpaolo Roberti (candidato sindaco della Lega in campo dallo scorso gennaio) scattato dal conduttore Ferdinando Avarino. Come dire che la quadra (nonostante i veti che minano il centrodestra) si può trovare. «La mia porta è aperta e i tavoli si possono fare» ripete “Dipi” che non vede l’ora di entrare nel clima agonistico della campagna elettorale. «È uno dei momenti esaltanti della politica. La massima espressione della democrazia» assicura da animale politico qual è.
E la lista unica, senza partiti, proposta da Giulio Camber per far vincere il centrodestra? «Fu Giulio che inventò la lista Dipiazza nel 2009. La lista prese l’11% e noi vincemmo per il 2% contro Ettore Rosato dopo che Berlusconi aveva perso con Prodi. Questa è una risposta» spiega Dipiazza. Camber, insomma, non sbaglia mai. O quasi. Nel caso del listone unico, infatti, non mancano le perplessità dell’ex sindaco che ragiona da piazzista della politica. «Non è che non mi piace la lista unica. È che io magari non sto bene a uno della Lega e così questo può votare Lega. A un altro magari non stanno bene né la Lega né Forza Italia e allora vota Lista Dipiazza. L’importante è che il candidato sia unico» aggiunge pragmatico l’ex sindaco. Allargare l’offerta politica per catturare più voti possibile. Dall’Italia unica di Corrado Passera all’Ncd di Alfano alla lista dell’ex leghista Flavio Tosi. Alla faccia dei veti leghisti posti dal parlamentare Massimiliano Fedriga, capogruppo alla Camera della Lega. «Ho una bellissima foto dove sono abbracciato con Fedriga. Era il 2006 e lui era ancora giovane. Festeggiavamno la vittoria su Rosato. Gliela voglio portare e dirgli: “Si può rifare”». La politica delle istantanee come il selfie con Roberti. «Mi sono messo a disposizione per unire tutti. La mia porta è aperta. Basta mettersi attorno a un tavolo. Non ho problemi a discutere con nessuno. Ci conosciamo tutti da anni. Dobbiamo fare il bene della città che in questo momento sta soffrendo. E non lo dico io: basta fare un giro» aggiunge il fuoriclasse Dipiazza. Ai giri per la città l’ex sindaco crede di più che a qualsiasi sondaggio. E quindi sarà lui il candidato del centrodestra? Con dentro il Carroccio? «Certo che ci deve essere la Lega. La politica è l’arte del possibile. Non mi sembra poi che siamo tanto divisi. Il tempo non manca e siamo a buon punto» dice sibillino Dipiazza.
In Consiglio regionale, complice l’amico Riccardo Riccardi, si è rimesso la spilletta di Forza Italia all’occhiello della giacca. Un segnale. «Ho la borsa hit di Berlusconi del 1994 quando molti non erano neanche nati» racconta. Un vero cimelio della politica dell’ultimo ventennio. «Nel 1994 ha fatto il circolo di Forza Italia Muggia 2000. E nel Duemila ero sindaco». Leader si nasce e Dipiazza modestamente “lo nacque”.
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