Dipiazza-Bandelli, scoppia la pax (elettorale)
Quattro anni e otto mesi dopo, Roberto Dipiazza e Franco Bandelli di nuovo fianco a fianco. Il grande gelo, calato fra i due nel settembre 2009 dopo le dimissioni dell’ex assessore comunale seguite al diktat di Roberto Menia («cambiare le deleghe a Bandelli») quando Dipiazza era il sindaco, si è sciolto ufficialmente ieri. Strette di mano e pacche sulle spalle, come ai vecchi tempi. Cosa ne è stato degli attacchi e delle pesanti parole dette o solo sussurrate reciprocamente? Tutto chiuso nel dimenticatoio: proprio adesso, la pace. Magia o potere delle elezioni. In prima battuta quelle europee del 25 maggio in cui Dipiazza (consigliere regionale di Autonomia responsabile in carica) è candidato con il Nuovo Centrodestra. Con orizzonte almeno sull’appuntamento delle comunali 2016.
Dipiazza ha ammesso di aver sbagliato con Bandelli nel 2009: è bastato quello o ha chiesto scusa come avrebbe voluto il leader (e consigliere comunale) di Un’Altra Trieste?
Dipiazza: Fra uomini non è necessario chiedersi scusa. Franco è un amante della corsa e un giorno è venuto a correre vicino a casa mia, ci siamo incontrati e gli ho detto “vieni su a bere un bicchiere”. Non siamo ritornati sul passato, se non per quindici secondi. Andiamo avanti. Il nostro non era un problema politico, ma di rapporto umano. Abbiamo realizzato assieme cose indimenticabili: penso alle Rive, alla nuova piscina Bianchi, alla Gvt.
Bandelli: Da questa situazione c’è stata tanta gente che ha sofferto.
Dipiazza: Pensiamo ad Alessia Rosolen, che ha pagato per colpe non sue quand’era assessore regionale. Non c’entrava niente: altre persone hanno voluto tutto ciò. Ci dispiace per la città. Io e Franco avevamo una percentuale di consensi importante.
Bandelli: E ce l’abbiamo anche adesso.
Ma le frecciate sul lavoro inviate dall’ex sindaco all’ex assessore, quelle a parti invertite sul “grande burattinaio” che avrebbe guidato Dipiazza nelle sue mosse, la causa per danni morali in Tribunale, le ironie di Bandelli sulle presenze e assenze in aula di Dipiazza da consigliere comunale - per citare qualche esempio -: tutto dimenticato, così, d’improvviso?
Dipiazza: Il passato è passato.
Bandelli: Marito e moglie quando fanno baruffa non si dicono parole tenere. Poi nel 90% dei casi si riappacificano.
Sì, ok l’happy end ma perché questa riconciliazione? C’è sicuramente una potenziale convenienza elettorale per Dipiazza nel breve periodo.
Dipiazza: Non vorrei trasformare tutto in mercato. Abbiamo messo in piedi un discorso politico e pensato “si potrebbe ricostruire il centrodestra”. Cosa che passa attraverso questa simpatica ricongiunzione, poi altre persone ci saranno...
Bandelli: Non ho nulla da temere nel dire che questo è un patto elettorale, fra due persone che nella loro vita hanno dimostrato di essere indipendenti. Lui ora è in Ncd, io sono il responsabile di un movimento autonomista - con Un’Altra Regione e Un’Altra Trieste - che dunque sostiene un candidato indipendente alle europee (Dipiazza appunto, ndr). Ciò può aprire scenari impensabili solo fino a dieci giorni fa a livello regionale e locale.
Ed evidentemente c’è una possibile convenienza anche in prospettiva elezioni amministrative 2016 a Trieste, con Dipiazza ipoteticamente candidato sindaco e Bandelli in appoggio o forse viceversa...
Dipiazza: Affrontiamo un passo alla volta. Da sindaco ho vissuto 15 anni straordinari, cinque a Muggia e dieci a Trieste.
Bandelli: Una tappa per volta. E comunque sarà la città a scegliere fra chi lavora per ricostruire, e Un’Altra Trieste ha deciso di condividere questo percorso, e la parte che invece rappresenta il “restauro conservativo” (il riferimento è a Forza Italia e ai camberiani, ndr).
Alleanza contro Savino verso le europee, e in generale contro Giulio Camber: si ritorna all’obiettivo di “decamberizzare” la città?
Dipiazza: Noi due ci siamo sempre confrontati sulle preferenze. Altri sono stati sempre nominati. Quando sei eletto devi rispondere alla gente, quando sei nominato non lo so...
Bandelli: Ho già risposto. Uats/Uar e Dipiazza sono a favore della città, altri no.
È vero che dietro il ricongiungimento c’è la regia di Alessia Rosolen e Alessandro Colautti?
Dipiazza: Colautti è uno dei protagonisti della mia discesa in campo con Ncd. Ma prima di tutto io e Franco abbiamo parlato di noi due, del rapporto umano. Di seguito, di politica.
Bandelli: Sì c’è, certo.
Bandelli, lei è stato avvistato a Roma di recente. Gita di piacere?
Bandelli: Per arrivare a un accordo elettorale, è stato necessario prima un passaggio fra la “mia” gente, con i due direttivi, e inoltre c’era bisogno di una copertura nazionale.
Non è che si tratta del primo passo verso un ingresso di Bandelli in Ncd?
Bandelli: Noi restiamo una lista civica autonoma che vuole ricostruire il centrodestra.
Dipiazza: Condivido. E ricordo che in Regione faccio parte di Autonomia responsabile.
Guardando al 2016, lavorate per contrapporvi a un Cosolini a caccia del bis?
Dipiazza: Valuterò a fine percorso. Ora l’obiettivo sono le europee.
Bandelli: Vedremo. E non possiamo nasconderci: la grande battaglia si gioca nella circoscrizione Trieste. In politica conta chi prende anche un solo voto in più.
Se in questo quadretto ci fosse stato Roberto Menia, sarebbe risultato comunque possibile riagganciarsi?
Dipiazza: Ora è un percorso avviato da Ncd e Uar, se son rose fioriranno. Di altri non so. Ci sono avversari, attivi e non.
Bandelli: Sottoscrivo.
Porte aperte a Menia e Antonione ad esempio, ma non ai forzisti dunque?
Dipiazza: Per ricostruire il centrodestra servono risultati. Noi abbiamo dimostrato di saper governare in questa città. Poi potremo sederci attorno a un tavolo, ma alcuni paletti li metteremo: non andremo a rivedere certe posizioni su nani e ballerine...
Bandelli: Ci saranno dei paletti: basta nominati e sì alla meritocrazia. Chi ha merito, faccia. Chi non ce l’ha, no.
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