Dipiazza apre la corsa al Comune di Trieste ma Fi già lo scarica

L’euromossa dell’ex sindaco dà il via alla marcia verso il Municipio del 2016 Marini: «Ci provoca, non lo appoggeremmo neanche per le circoscrizionali»
Foto BRUNI TRieste 15.02.12 Consolato di Serbia:cerimonia della Repubblica,Cosolini e Dipiazza
Foto BRUNI TRieste 15.02.12 Consolato di Serbia:cerimonia della Repubblica,Cosolini e Dipiazza

Dipiazza 2, il decamberizzatore (forse) è tornato. Lo smarcamento da Forza Italia, la creatura resuscitata da Berlusconi, da parte del più berlusconiano dei berluscones triestini (come non ricordare per esempio, ora che l’ex sindaco acchiappavoti si presenta per l’europarlamento col Nuovo centrodestra dell’ex delfino, e “traditore”, Alfano, la volatona antiRosato che gli tirò Silvio nel 2006 al PalaTrieste quando la sua conferma pareva perduta?) sbatacchia la politica cittadina. È in effetti una scelta che - a due anni secchi dalla chiamata del 2016 per il Municipio - rompe il ghiaccio dando in sostanza il “la” alle liturgie che precedono (e accompagnano) la scelta dei candidati. Le danze attorno al pulpito di Palazzo Cheba, dunque, sono aperte. Sia nel centrodestra, chiaramente - perché è da lì che è partita la “bomba”, che di nome fa appunto Dipiazza - che nel centrosinistra, dove l’onda d’urto non genera solo ilarità col dito sull’avversario. Ma pure imbarazzo, dato che nel Pd (si legga nell’altra pagina, ndr) giurano che, fino a ieri, e ad oggi compreso, non si sono mica ancora posti il problema (ammesso che lo sia) del 2016. Della serie: Cosolini, what else?

In attesa di vedere se il primo cittadino uscente sarà per davvero lo stesso uomo che, per conto del centrosinistra, proverà a essere anche il primo cittadino “rientrante” (e pure in attesa di vedere se e quanto conterà fra due anni il Movimento 5 stelle, se ci potrà mai essere qui, alla fine, un sindaco grillino) il colpo di scena di cui s’è reso autore e interprete Roberto Dipiazza la scorsa settimana, spogliandosi di Berlusconi e vestendosi d’Alfano, demolisce una delle (poche) certezze, l’unica forse, con cui stava convivendo a Trieste un centrodestra che, a livello nazionale, continua a vaporizzarsi. Su tutte (le certezze, s’intende) quella secondo cui, dopo le prove tecniche di riavvicinamento successive alle elezioni regionali di un anno fa (in cui aveva totalizzato la cifra-record delle 5.762 preferenze personali con la civica di Tondo) proprio Dipiazza sarebbe stato l’uomo schierato da Forza Italia e dal suo leader ombroso Giulio Camber nel 2016 per la ripresa del Municipio.

A fondo frase, “il decamberizzatore è tornato”, chi la vede da fuori ci mette un punto di domanda, mentre a chi la vive da dentro, da dentro Fi in particolare, gli scappa un punto esclamativo. Traendo le conclusioni del caso: Dipiazza, si votasse ora, non sarebbe più il cavallo su cui i camberiani avrebbero il gusto di puntare per la poltrona che ora è di Cosolini. Altro paio di maniche è se il diretto interessato ne faccia un baffo o meno. Può essere che lo stesso Dipiazza abbia annusato la fine di un’Impero, e se ne voglia allontanare in tempo per poi presentarsi agli occhi dell’elettore di centrodestra come il salvatore della Patria. Può inoltre (in un mondo in cui snobbare le dietrologie, per come poi si svela la politica, è peccato mortale) non essere trascurabile il fatto che Maurizio Lupi, il ministro “dei porti” attuale - che se non cambierà fra meno di un anno nominerà con Serracchiani il nuovo presidente dell’Autorità portuale - sia proprio dell’Ncd: la vendetta perfetta dal punto di vista di chi s’è sentito bruciare dentro quando il suo stesso centrodestra gli preferì Monassi, scatenando le sue ire decamberizzatrici, sotto elezioni comunali, nel 2011. Di certo Dipiazza - che forse magari voleva solo unire i suoi, e invece sta facendo sortire il risultato opposto - è uno che non ha paura di farsi contare, neanche stando fuori dal partito più popolare del suo schieramento. Che, a sua volta, gli rende la pariglia opponendogli all’eurovoto la camberiana Sandra Savino. Tira aria di derby triestino senza rivincita. Forse già di primarie senz’appello.

Esaurite le dietrologie, restano le prese di posizione pubbliche. E pesano. Per Fi se ne fa interprete, soprattutto, Bruno Marini, collega di Dipiazza in Consiglio regionale, che alcune voci degli ultimi mesi davano come possibile suo vice in Comune in caso di vittoria nel 2016, a sgravare il sindaco “del fare” dagli effetti collaterali della democrazia (i consigli comunali a notte fonda, per dirne una) che poco tollera. «Premetto - osserva Marini - che due anni di vita sono un attimo e in politica un’eternità. Ma, rebus sic stantibus, si votasse oggi credo che Fi non gli darebbe i voti neanche per diventare presidente di circoscrizione. Nel nostro partito stava montando un’opinione largamente diffusa, e cioè che se lui avesse voluto correre per rifare il sindaco nessuno, Giulio Camber compreso, gli avrebbe messo i bastoni fra le ruote, anzi, nonostante ciò che era successo nel 2011. Adesso però, alla luce della candidatura con l’Ncd, davanti a quest’ipotesi vedo un macigno, la prospettiva si sta superando clamorosamente. La sua è una provocazione contro Fi, il gruppo dirigente e Giulio Camber. La leggo come una ripresa dei suoi proclami di voler decamberizzare la città. Mi chiedo come può pensare di avere il consenso di Fi».

Meno sanguigno ma non meno velenoso il commento della stessa Savino: «Il nostro sindaco - così la coordinatrice regionale di Fi - se le canta e se le suona. A un certo punto disse che non avrebbe più interloquito con i vertici provinciali del partito ma solo con quelli nazionali, salvo poi scegliere di candidarsi alle regionali con Autonomia responsabile senza parlarne con nessuno. Ora fa lo stesso entrando a tutti gli effetti nell’Ncd». Ma Savino lo vorrebbe ancora come candidato sindaco del 2016? «Non è questione d’irrigidimento - la risposta di Savino - ma di procedure e usanze politiche. Un candidato, certo, si sceglie nell’ambito di una coalizione. Rilevo però che Dipiazza aderisce a un partito che è sì di centrodestra ma che talvolta appoggia Sel (Tolmezzo, ndr). Non si può ragionare solo sulle teste, ma anche sui principi».

@PierRaub

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