Dipiazza a Frattini: «Vignetta illegittima»

Il sindaco scrive al ministro: «C’è reciprocità anche sui trasporti». La Farnesina: «Stiamo valutando»
«Cosa devo fare ancora, andare oltre, farmi fare la multa e poi inoltrare un bel ricorso all’Unione europea?». Nella vicenda della vignetta slovena, la gabella introdotta da Lubiana per poter circolare sulle sue autostrade, irrompe il sindaco Dipiazza. E lo fa alla sua maniera, in modo irruente, dopo mesi, anni di minuetti con i suoi omologhi d’oltreconfine. «Non si può sempre chinare il capo davanti a tutto. Mi va bene ogni cosa – assicura – basta che le carte scritte, Trattato di pace, Memorandum, accordi di Udine e di Osimo, vengano rispettate». I conti, insomma, non tornano.


Dietro alle ultime decisioni di Lubiana, tra l’altro accolte a muso duro anche da tedeschi e soprattutto austriaci, non si vedrebbe traccia di quel ”regime speciale” previsto per le zone frontaliere che, estrapolato da vari accordi, avrebbe dovuto portare realmente a una totale facilità di spostamento a cavallo della frontiera.


La chiave è proprio questa: saremmo di fronte a una palese e unilaterale violazione da parte degli sloveni di trattati internazionali. Per giunta, più che per motivi politici, fa capire il sindaco, per una scelta di bassa macelleria commerciale. Motivi sufficienti per fargli affidare un’indagine conoscitiva al presidente della Lega Nazionale, l’avvocato Paolo Sardos Albertini. «Ve lo dico subito: un lavoro da 1400 euro, decisamente ben spesi», chiosa il primo cittadino. Indubbiamente un memoriale che, spedito un paio di giorni fa al ministro degli Esteri Frattini, riapre più di un interrogativo sulla ”libera” circolazione di qua e di là da un confine che ormai, tra l’altro, non esiste più. Ma che, con i pedaggi autostradali, «viene a gravare illecitamente anche sulle comunicazioni tra Trieste e i comuni di Capodistria, Isola e Pirano».


«Io volevo solo rilevare – racconta Dipiazza – che c’è la reciprocità tra i due Stati, anche e soprattutto in materia di trasporti». La Slovenia, insomma, che ha recepito fior di trattati internazionali siglati dall’allora Iugoslavia, dal Trattato di Pace al Memorandum, dal Trattato di Osimo a quelli cosiddetti minori, avrebbe ”dimenticato” quelle che sono le regole precise in materia di transito tra i due Stati. «Io non posso, ad esempio – spiega il sindaco – portare il casello del Lisert a Fernetti, con pagamenti, ticket, annessi e connessi. È contro i trattati che prevedono zone di transito libero, e parlano di comunicazione e reciprocità».


Facendo un robusto salto indietro nel tempo, fa capire ancora Dipiazza, si evince che dietro alle mani di quanti avevano eleborato i trattati c’era anche un’opzione psicologica, tesa ad alleviare il disagio di chi, per le vicende post-belliche, aveva dovuto abbandonare la propria terra. «Dal punto di vista di una filosofia, diciamo così, ideale – osserva ancora Dipiazza – a mio avviso dovremmo arrivare in Croazia, fino a Umago, senza pedaggi».


Saltabeccando tra Trattato di pace, Memorandum di Londra, Osimo e accordi di Udine sembra in effetti di capire che alla base di molte parti del testo c’era una sensibilità tesa ad alleviare gli effetti dell’abbandono. Quella che Dipiazza, con una delle sue metafore, definisce «la scelta presa in funzione dei non confini». E contesta anche e soprattutto per la sua «unilateralità».


Dal governo, al momento, silenzio quasi totale. Solo il ministro Frattini, intercettato a Vienna durante una delle sue missioni diplomatiche, fa sapere di avere ricevuto il testo ma di non averlo ancora potuto esaminare «nel dettaglio». «Stiamo valutando». Quel dettaglio che, pare, potrebbe essere alla base di eventuali proteste italiane. Tutt’altro che da escludere dopo la vicenda del rigassificatore, che a Roma ha creato parecchi malumori. «Io dico: facciano qualcosa – conclude Dipiazza – sennò realmente andrò di là a farmi multare...».

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