Dipendenti Insiel sul piede di guerra

Chiesta la restituzione di scatti percepiti nel 2012. Lavoratori chiamati a sborsare mille euro a testa. L’ira dei sindacati: «Inaccettabile»

TRIESTE. L’Insiel batte cassa e chiede soldi ai dipendenti. Il caso è tornato alla ribalta ieri in Regione, durante un’audizione in Prima Commissione con i sindacati. Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil temono che l’azienda cominci l’operazione recupero già con le buste paga di settembre. La vicenda ha origine dalla legge nazionale 135 dell’agosto 2012, la “Spending review, che prevede a partire dal 1 gennaio 2013 una riduzione del trattamento economico del personale di tutte le società controllate direttamente o indirettamente dalle pubbliche amministrazioni, riportando i compensi all’anno 2011. Gli aumenti contrattuali e gli scatti di anzianità risalenti al 2012 non avrebbero potuto quindi essere riconosciuti, nonostante fossero stati già percepiti dai lavoratori della società informatica. Così i passaggi di categoria, gli aumenti individuali maturati dopo il 2011 e gli adeguamenti previsti dal contratto nazionale di categoria applicati dal 2012, vale a dire circa 50 euro lordi mensili.

Ecco allora, legge alla mano, la domanda di restituzione da parte dell’azienda. Nella Finanziaria nazionale del dicembre 2013, tuttavia, la norma è stata abrogata ma ha mantenuto un valore retroattivo. «L’azienda ha riconosciuto il salario previsto fino al 2012, data della promulgazione della legge - spiega Alexander Vecchiet della Fiom-Cgil - ma non ha concesso la parte in più a decorrere dal primo gennaio 2013. Quindi ora chiedono indietro quanto maturato nel 2012 e concesso nel corso dell’anno». Ciò significa, stando alle stime dei sindacati, un recupero di 700mila euro lordi sul groppone di 720 dipendenti; in media sono quasi 1000 euro a testa.

«Parliamo di somme tra i 50 e i 300 euro lordi in meno al mese - fa notare il sindacalista - da gennaio fino a ottobre. Noi avevamo trovato una soluzione in attesa che il problema venga sciolto a livello politico, cioè un prestito da parte dell’azienda a fronte di una trattenuta. Avevamo anche chiesto di tener conto che i dipendenti vantano un credito di circa 900 euro a testa, visto il mancato riconoscimento di una polizza sanitaria nel contratto collettivo, e che si poteva fare una compensazione tra debiti crediti. L’assessore Panontin - evidenzia ancora Vecchiet - era d’accordo, ma i vertici di Insiel poi si sono opposti. Ora temiamo che a settembre l’azienda cominci a operare le trattenute».

In audizione le forze sindacali hanno quindi sollecitato la Regione a intervenire con la società per autorizzare un ulteriore slittamento della somma contestata e di verificare altre possibilità. «Per me le cose non sono affatto mutate rispetto a prima - sottolinea l’assessore alla Funzione pubblica Paolo Panontin - e alla posizione che la Regione aveva già preso sul tema. Noi - ribadisce – avevamo detto all’azienda di recuperare i soldi nel modo più concordato possibile». «Sarebbe il caso di posticipare tutto a dicembre – rilancia Vecchiet – a quando cioè andremo a discutere del contratto integrativo. Qui la questione è delicata, si va a metter mano al portafoglio della gente». Le parti sociali, che oggi incontreranno il personale per un confronto, non escludono agitazioni.

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