Dipendenti dell’Università popolare senza contributi dal mese di maggio
TRIESTE Non c'è pace per l'Università popolare di Trieste. Ogni giorno un nuovo capitolo rende la vicenda più critica e opaca. Bilanci in rosso da tre anni e un’emorragia senza sosta di consiglieri. Non solo: dal mese di maggio, si viene a sapere solo ora, non venivano versati i contributi Inps e Irpef ai 12 dipendenti. Quattro mesi di mancati pagamenti quindi. Il direttore generale Fabrizio Somma, però, assicura che la posizione è stata regolarizzata proprio nelle ultime ore.
Non sono stati invece ancora individuati i successori di altri due consiglieri dimissionari. Dopo l’addio di Roberto Fermo e Renzo Grigolon, e la decisione dello scorso 7 settembre della presidente Cristina Benussi di rimettere il suo mandato, nei giorni scorsi si sono infatti dimessi altri due componenti del “board” dell’Upt: Diana De Petris De Rosa, indicata a suo tempo dalla Provincia di Trieste e oggi in carica come membro espresso dalla Regione, e Micaela Silva Drioli, che era invece stata eletta dai soci. Un altro duro colpo, dunque, approdato insieme alle altre “grane” all’attenzione del consiglio direttivo riunito ieri.
Tra tante ombre, un’unica luce: la conferma nelle scorse ore dell'imminente arrivo dei 3,2 milioni di euro di fondi ministeriali che fanno riferimento alla legge 73, relativi ai progetti 2018 della Comunità nazionale italiana in Slovenia, Croazia e Montenegro. «Queste risorse permetteranno finalmente un momento di ripresa per l’ente che, così, potrà iniziare a lavorare sui progetti 2018», si limita a commentare Benussi, ancora in attesa di una decisione da parte del presidente della Regione Fedriga, nelle cui mani venerdì scorso ha rimesso il mandato.
Dei fondi ministeriali che arriveranno nelle prossime settimane, il 10% verrà inoltre trattenuto dall'ente morale di piazza Ponterosso per l'amministrazione ordinaria. Una boccata di ossigeno, dunque, anche per sanare alcune situazioni interne. Nel frattempo, però, emerge un’altra crepa. Il buco nelle casse di Upt ammonterebbe a più di 300 mila euro (qualcuno sostiene addirittura 450mila euro). E proprio per tentare di appianare il debito il direttore, nei giorni scorsi, ha bussato alla porta dell'Unione Italiana per chiedere un “aiuto” di oltre 200 mila euro. Mentre Somma ammette di aver avanzato la richiesta (come riferiamo nell’articolo a fianco) Maurizio Tremul, presidente di UI, contattato telefonicamente, non smentisce e non conferma. Si limita a commentare: «Potremmo, se necessario, offrire sostegno, nell’ambito di quello che è il nostro ruolo e nel rispetto delle regole vigenti, a beneficio dei nostri connazionali». Emerge che circa 5 anni fa, Ui aveva già “donato” all'Università popolare 50 mila euro per risolvere un precedente problema economico. Precedente che, secondo i bene informati, ora potrebbe non ripetersi. —
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