Dipendenti con malattie e permessi facili, sempre più aziende si affidano ai detective
MONFALCONE Addio caccia ai fedifraghi del talamo, ora a essere spiati sono i furbetti della malattia, su incarico delle aziende. Una volta l’investigatore privato consumava le suole delle scarpe a furia di pedinare mariti e mogli libertini per cristallizzare in una fotografia l’infedeltà coniugale, il tradimento, banalmente le corna. Tempora mutantur: gli appostamenti non avvengono più davanti a un albergo a ore, ma cominciano nel momento in cui lo spiato o la spiata timbra il cartellino, all’uscita da lavoro. Infatti sono sempre più numerose le aziende che si rivolgono alle agenzie investigative per mettere alle calcagna dei propri dipendenti un detective. Il tradimento sull’obbligo di fedeltà, contrattualizzato, è in questo caso tutto lavorativo. E così il datore ricorre a indagini private per sincerarsi che l’operaio, l’impiegato, l’agente di commercio non faccia un uso arbitrario della malattia, abusi dei permessi della legge 104 o impieghi mezzi di lavoro per fini personali.
Un dato, emblematico, lo riferisce l’investigatore privato cui ci siamo rivolti per conoscere il fenomeno: «Il primo caso di questo tipo – esordisce – mi capitò tra il 2003 e il 2004, ma si trattava di un episodio isolato. Poi le cose, soprattutto negli ultimi anni, sono cambiate. Nel 2018, da gennaio a oggi, ho seguito almeno una ventina di casi concernenti i lavoratori “furbetti”». Casi quasi da manuale, eppure tutti reali. Il professionista privato racconta di lavoratori che «asseriscono d’avere il mal di schiena e poi vengono sorpresi in una sessione di palestra, operai che al lunedì mattina non si presentano in fabbrica perché domenica notte hanno fatto i baristi fino all’alba, svolgendo un doppio mestiere, e pertanto non sono in grado di alzarsi, agenti di commercio che dichiarano di lavorare otto ore e invece ne consumano solo una, passando il resto del tempo a farsi i fatti propri, oppure usano l’auto aziendale per portare la moglie a un giro di shopping».
Il fatto sorprendente è che la maggior parte delle disonestà emergono dopo una spifferata ai capi dei colleghi. Delazioni, dunque. «Gli altri lavoratori, che magari si devono sobbarcare ogni volta il turno del compagno che si è dato “malato”, a un certo punto non reggono più – racconta il titolare dell’agenzia investigativa – e riferiscono al datore come stanno i fatti. Nel 99% dei casi l’indagine nasce così». D’altro canto, osserva sempre il detective, come farebbe altrimenti a conoscere il motivo dell’assenza se nei certificati di malattia, per motivi di privacy, un’azienda neppure sa se il dipendente accusa mal di pancia o l’influenza? Secondo quanto constatato da quest’agenzia investigativa nei casi di uso disinvolto della malattia, l’indisposizione è spesso rappresentata da mal di schiena o testa: «Un medico di base non ha mezzi per mettere in dubbio sintomi di questo tipo», spiega il titolare. Specialmente se il paziente giura e spergiura di avvertirli. Truffano «di più gli uomini delle donne». E particolarmente «quelli che svolgono lavori gravosi».
Una volta appurato il censurabile comportamento (nella ventina di casi affidati al detective nel 2018 l’80% dei lavoratori è risultato infedele) viene redatta documentazione. Il dossier, consegnato all’azienda, diventa terreno di confronto col dipendente. E scatta il licenziamento. «Spesso, per evitare una vertenza legale che si protrarrebbe negli anni con dispendio di migliaia di euro in avvocati – continua l’investigatore –, l’imprenditore finisce col proporre un accordo. Se invece il dipendente si oppone e ricorre al giudice del lavoro allora in quella sede io vengo chiamato a testimoniare per riferire quanto visto e documentato, anche fotograficamente». L’investigatore può filmare all’aperto, non in sfere private o presso il domicilio. I controlli eseguiti dalle agenzie investigative sui lavoratori sono ritenuti leciti dalla giurisprudenza anche se occulti o fuori dall’azienda.
Ultima nota: eccezion fatta per un uomo dell’ex Jugoslavia, di tutti gli assenteisti di cui questo detective negli anni si è occupato mai alcuno è risultato essere extracomunitario o bengalese. Lì, il disimpegno non trova patria. –
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