Diossina, oblazione per 400mila

Per le emissioni chiamati a pagare i dirigenti Acegas di allora: Monassi, Dal Maso, Gregorio e Giacomin
Di Claudio Ernè
Lasorte Trieste 14/02/07 - Inceneritore Via Errera
Lasorte Trieste 14/02/07 - Inceneritore Via Errera

Costano sempre più care alle casse dell’AcegasAps le fuoriuscite di diossina verificatesi tra il dicembre 2006 e il gennaio 2007 da due delle tre linee di smaltimento rifiuti dell’inceneritore di via Errera.

Il sequestro degli impianti deciso dalla magistratura aveva provocato all’epoca un danno alla società partecipata dal Comunedi tra i quattro e i cinque milioni di euro. Ora la richiesta di oblazione avanzata dagli imputati del processo nato dall’indagine del pm Maddalena Chergia sulel fuoriusciti e di diossina, ha fatti lievitare ulteriormente lo “sbilancio”. Secondo il giudice Paolo Vascotto l’oblazione richiesta dagli imputati comporterà a brevissima scadenza un esborso superiore a 400 mila euro a cui vanno aggiunte le spese sostenute dal Tribunale per le perizie tecniche compiute sull’impianto. In un primo momento sembrava che l’oblazione dovesse costare complessivamente 100mila euro ,da suddividere in parti uguali tra Marina Monassi, all’epoca direttore generale dell’Acegas; Paolo Dal Maso, responsabile della divisione ambiente; Stefano Gregorio, direttore dell’inceneritore e Francesco Giacomin, già amministratore della ex municipalizzata.

Ora invece la somma complessiva da versare allo Stato per essere ammessi all’oblazione è cresciuta di quattro volte. E questo ha crerato un certo turbamento tra i difensori presenti in a ula. I calcoli sono in fase di riverifica e l’esito delle nuove valutazioni sarà reso noto nell’udienza in calendario il 13 giugno. Da quella data Marina Monassi e gli altri coimputati avranno un mese di tempo per versare il dovuto e darne prova diretta al giudice Paolo Vascotto.

Tra il dicembre 2006 e i primi mesi del 2007 l’Acegas-Aps a causa delle fuoriuscite di diossina d misurate dall’Arpa, aveva dovuto fermare due delle tre linee di smaltimento rifiuti perché ritenute dalla magistratura potenzialmente pericolose per la salute della popolazione. Per quattro mesi tonnellate e tonnellate di rifiuti raccolti a Trieste ma anche nell’Isontino erano stati dirottati altrove con un devastante impatto sul piano economico valutato all’epoca tra i quattro e i cinque milioni di euro.

Le emissioni di diossina erano emerse dalle analisi effettuate il 20 e 21 dicembre 2006 e l’11 e 12 gennaio del 2007. Il primo episodio è quello più inquietante con un valore di emissioni di dieci volte superiore ai limiti stabiliti da un groviglio di leggi: la 152/06, la norma speciale 133/05, la norma specialissima 59/05 e il Decreto 128 promulgato nel giugno del 2009.

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