Diossina, in regione 103 tonnellate di carne a rischio

Sequestri in tre stabilimenti. Il Consorzio San Daniele: «I nostri prosciutti sono in regola»
di Roberta Giani
TRIESTE L’allarme diossina non risparmia né Trieste né il Friuli Venezia Giulia. Sono 103 le tonnellate di carne suina di origine irlandese importate a partire dal 1° settembre e finite nella «lista nera»: sono contaminate, o comunque ad alto rischio, e quindi non devono raggiungere il mercato.


Ne dà conferma, nel giorno in cui l’allarme che ha colpito mezza Europa si estende alla carne bovina, la Regione. Renato Coassin, direttore del servizio di sicurezza alimentare, igiene della nutrizione e sanità pubblica veterinaria, invita tuttavia a non drammatizzare: spiega che la «caccia» alle carni infette o sospette ha già avuto successo, aggiunge che i sequestri sono scattati e hanno interessato tre stabilimenti del Friuli Venezia Giulia. «Premesso che il rischio per i consumatori è limitato perché la diossina, al pari di tutti i contaminanti, agisce su grandi quantità, abbiamo rintracciato quasi tutti i 103mila chilogrammi» dichiara il direttore del servizio regionale.


Neppure Coassin, però, può negare che una pur piccola quantità di carne suina irlandese - inferiore ai 5mila chilogrammi - dev’essere ancora recuperata: nessuno può escludere, anche se sinora i controlli dei Nas hanno dato esito negativo, che sia finita sugli scaffali. «Ma già domani mattina (oggi, ndr) dovremmo avere il quadro completo» sostiene il direttore del servizio di Sicurezza alimentare. La Regione, di sicuro, non ha perso tempo: l’allerta rapido, il sistema europeo che scatta quando c’è una contaminazione di prodotti alimentari che rappresenta un grave rischio per la salute umana, è stato trasmesso domenica sera da Roma. E sempre da Roma, ieri mattina, è arrivata la lista di commercializzazione, quella che indica dove, come e quando sono entrate le partite di carne irlandese: «Le partite importate in Friuli Venezia Giulia, pari a 103mila chilogrammi, sono tutte imputate. Nemmeno le campioniamo, quando le troviamo, ma le poniamo sotto sequestro in attesa che l’Irlanda se le riporti via, come prevedono le normative» spiega Coassin.


Subito dopo, aggiunge che la Regione - non appena ricevuta la segnalazione ministeriale - ha attivato i servizi veterinari delle Aziende sanitarie, preposti a togliere dal mercato le carni contaminate o sospette. I controlli hanno interessato tre stabilimenti del Friuli Venezia Giulia - quelli che dal 1° settembre a oggi hanno ricevuto più partite dall’Irlanda - e hanno già portato al sequestro di oltre 40 mila chilogrammi di carne e all’individuazione di gran parte degli altri 63 mila. Solo 24 mila chilogrammi, infatti, sono stati lavorati e trasformati - vuoi in prosciutto vuoi in fettina - e, di questi, appena il 10/20 per cento è stato commercializzato e potrebbe essere in vendita. Il condizionale, però, è di rigore: «Gli stessi stabilimenti - ricorda Coassin - hanno l’obbligo di richiamare il prodotto e quindi i committenti potrebbero essere già stati avvisati e aver ritirato la merce».


Il Consorzio del prosciutto di San Daniele, intanto, scende in campo. E rassicura i consumatori: i maiali usati per produrre il celeberrimo prosciutto sono nati e allevati in Italia e possono mangiare «per legge» solo determinati alimenti prevalentemente di origine vegetale. Non solo: i controlli sui prodotti Dop sono rigorosi, dalla nascita alla macellazione, e quindi il rischio diossina non esiste. L’emergenza, tuttavia, non rientra. Anzi, si estende: la Regione, oltre a completare il sequestro di carne suina, deve infatti occuparsi di effettuare controlli a campione sul 25% dei bovini in entrata dall’Irlanda. L’ordine, ufficiale, è arrivato ieri pomeriggio. Ancora una volta da Roma.
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