Dilaniato dal voltafieno a Gorizia, due a giudizio
GORIZIA Dovranno rispondere delle accuse di omicidio colposo Saverio e Devid Humar. Padre e figlio sono stati rinviati a giudizio dal Gip di Gorizia per la morte del cittadino sloveno Milovan Stevanovic. Era il novembre del 2015 quando l’uomo venne colpito fatalmente dalle pale della macchina voltafieno su cui stava operando l’amico Saverio Humar.
L’incidente avvenuto nell’area dell’aeroporto “Duca d’Aosta” non ha lasciato scampo al sessantottenne d’oltreconfine residente a Merna che, a causa delle gravi lesioni riportate, è morto prima dell’arrivo dei soccorsi. I motivi per cui Humar e Stevanovic si trovassero nell’area aeroportuale non sono mai stati del tutto chiariti ma, secondo l’accusa, la vittima si trovava lì come lavoratore irregolare e aveva mansioni di tuttofare per il Centro Zootecnico Goriziano, cooperativa di cui amministratore unico è Devid Humar. Quest’ultimo è stato chiamato in giudizio dal pubblico ministero Valentina Bossi proprio in qualità di legale rappresentante della società di Savogna d’Isonzo. Accogliendo le richieste dell’accusa, il giudice per le indagini preliminari ha fissato l’udienza preliminare per la mattina del 2 maggio. A difendere gli imputati saranno gli avvocati Dario Obizzi e Andrea Finizio. Ad assistere i familiari della vittima - la moglie Ljubica e il figlio Miljanc - saranno invece i legali Marco Mizzon e Stefano Tigani.
Secondo quanto è stato ricostruito, nella parte dell'aeroporto dove è avvenuto l’incidente, al momento della tragedia, l’erba risultava falciata di fresco e non c’era dunque alcun motivo che giustificasse la presenza in quel luogo della macchina voltafieno e dei due uomini. Saverio Humar avrebbe acceso il trattore attivando in quel modo anche il meccanismo del rimorchio e, a quel punto, le raggiere delle pale si sono messe automaticamente in moto, cominciando a girare velocemente. Il sessantottenne di Merna si trovava però nel campo d’azione del macchinario e non ha così potuto fare niente per evitare d’essere colpito. Aveva riportato diversi traumi, tra gli altri una frattura vertebrale dorsale e lacerazioni al collo. Secondo la Procura della Repubblica di Gorizia, Humar sarebbe stato negligente e imprudente. Prima di mettersi alla guida del trattore collegato alla macchina voltafieno, il settantaseienne residente a Savogna d’Isonzo avrebbe infatti dovuto verificare che non ci fossero pericoli per Stevanovic.
Più che sull’incidente in sé, al centro della questione ci saranno però i ruoli dei due protagonisti. «Si tratta solo di accertare quello che dagli atti sembra pacifico - osservano gli avvocati Mizzon e Tigani -. È chiaro che si trattava di lavoro in nero. Lavoriamo solo per riconoscere giustizia a una famiglia che ha perso un congiunto». Sul fronte opposto, la difesa ha sempre sostenuto che il Centro Zootecnico Goriziano e il suo amministratore unico risultano estranei alla faccenda. «Saverio Humar è ancora molto turbato e scosso per quanto accaduto. Non dimentichiamo che era un amico della vittima», sono state le parole di Obizzi che ha parlato di “tragica fatalità”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo