Dilaga la pi-greco mania

Neppure i supercalcolatori di ultima generazione sono ancora riusciti a definire fino a quale decimale può proseguire il complicato calcolo

di Stefano Bizzi 

TRIESTE Oggi è il giorno del pi-greco. Il motivo si intuisce facilmente e appare chiaro appena si scrive la data di oggi come si fa nei Paesi anglosassoni: con il mese davanti al giorno, 3/14. Il 3,14 è un numero affascinante. È dalla notte dei tempi che matematici, fisici e filosofi lo studiano senza essere ancora riusciti a definirlo in modo certo. Ci sono super-computer che lavorano notte e giorno per aggiungere decimali dopo decimali alla destra della virgola alla perenne ricerca di risposte che probabilmente non arriveranno mai se non in modo solo parziale. È la necessità dell'ordine che spinge il genere umano a farlo. Secondo alcuni calcoli, utilizzando un carattere Times New Roman 12, a scriverlo mettendo in fila tutte le cifre a cui si è arrivati, non basterebbero cinquecento giri dell'equatore per rappresentarlo tutto. Non stupisce dunque che ci sia stato chi ha fatto del pi greco la sua unica ragione di vita. Secondo Albert Einstein, che proprio oggi compirebbe 132 anni, era un numero fondamentale per la descrizione dell'universo.

Di questa costante se ne occuparono babilonesi, egizi, greci, romani, persiani, arabi, cinesi, indiani. Per chi, come me, non è mai andato troppo d'accordo con la matematica, affrontare questo argomento è quasi folle. A inventare il pi-greco day fu nel 1988 il fisico americano Larry Shaw che, a San Francisco, organizzò un corteo circolare (oggi diremmo un girotondo) e la vendita di torte decorate con le prime cifre della costante. Personalmente ho scoperto il giorno del pi-greco quattro anni fa, ma questo numero mi ha stregato solo di recente. Ha un che di magico, bisogna riconoscerlo. A scuola a malapena capiamo che rappresenta il rapporto tra la lunghezza di una circonferenza e il suo diametro. La utilizziamo per calcolare l'area del cerchio o il volume della sfera. Ma finisce lì. Sotto c'è un mondo, anzi, un universo. Tanto per cominciare pi greco è un numero trascendente e, forse, anche normale. Ma questo non è dimostrato ancora e non è neppure il punto del nostro discorso. Questo interessa solo gli addetti ai lavori. Ad esso si dedicarono in molti. Obiettivo? Quadrare il cerchio. Il concetto della famosa quadratura parte proprio da qui e, diciamolo subito, è stato dimostrato che non è possibile farla. Ludolph Van Ceulen (1540-1610) fu ossessionato a tal punto dalla ricerca dei decimali di pi greco che per primo arrivò a calcolarne prima il 20°, poi il 35°, chiedendo quindi di incidere la serie da lui identificata sulla sua tomba.

Nel 1630 il gesuita e astronomo Christoph Grienberger arrivò a 39 decimali e dopo la sua morte i contemporanei gli dedicarono un cratere lunare. Sorte identica toccò a Jacob Heinrich Wilhelm Lehmann che, nel 1853 raggiunse quota 261. Nel mezzo, Newton e Leibniz avevano nel frattempo introdotto il calcolo infinitesimale. Ci arrivarono da strade differenti, ma la scoperta (che diede vita a una celebre disputa su chi la fece per primo), permise di far fare un salto di qualità alla ricerca sul pi greco. Un contributo notevole arrivò anche dalla Slovenia. Chi ricorda ancora le non troppo antiche banconote da 50 talleri avrà presente il volto di Jurij Vega. Nel 1794 calcolò, senza errori, il valore di pi greco fino al 137° decimale. Vale la pena ricordare che lo fece a mano e il suo incredibile sforzo non fu vano. L'Austria lo nominò barone, ma ciò non gli impedì di fare una brutta fine: venne assassinato nel corso di una rapina. Saltando in avanti di quasi un secolo, nel 1882 Carl Louis Ferdinand von Lindemann dimostrò che pi greco non è un numero algebrico. Disse che il pi greco è trascendente. Non può cioè essere costruito con riga e compasso e ciò fu una mazzata per i matematici. Significava dire addio alla quadratura del cerchio.

A tener compagnia a questi studiosi, negli anni ci furono nomi più o meno illustri. Tutti diedero il loro personale contributo. Fino a qui l'aspetto prettamente storico-matematico. Ciò che è bello è che con questa costante ci si può anche giocare. Come? Per esempio c'è chi la usa per scrive i "pi-emi": dei poemi in cui la prima parola misura tre lettere, la seconda una, la terza quattro e così via seguendo progressivamente il valori dei vari decimali. Anche se i comuni mortali, nello scriverlo in cifre, si fermano normalmente al secondo decimale, come detto, la striscia non ha ancora trovato la sua fine e quasi certamente neppure la troverà mai. Per il momento non c'è neppure una periodicità e qui la cosa si fa ancora più interessante. Su internet ci sono programmi di ricerca che permettono di inserire delle stringhe numeriche e trovare dove queste stringhe compaiono all'interno del lungo treno di cifre. Provo a digitare le sei della mia data di nascita e premo "cerca". Sorpresa: scopro che per il pi-greco sono giovanissimo. Sono venuto al mondo dopo appena 9.845 decimali.

Non male se si considera che se si stampasse il pi greco in un maxi libro starei alla fine di pagina sei. Trasformo il mio cognome in numeri: la B diventa un 13, la I un 1 e la Z un 2. La striscia è 131221. Ripeto la ricerca: ci sono anche qui. Mi ritrovo oltre la posizione 653mila, ma che importa? Esisto, dunque sono. Più la sequenza è lunga minori sono le probabilità di trovarla, ma in potenza c'è tutto e può essere ovunque. Basta avere pazienza e, prima o poi, salta fuori. Un esempio? Dopo oltre 17 miliardi di cifre c'è una sequenza 0123456789. Con queste premesse non stupisce che il pi-greco abbia ispirato libri, film, opere d'arte. C'è chi ha visto in esso la mano di Dio o chi, come un vignaiolo di Oslavia di origine ellenica, ha chiamato proprio p i suoi vini.

La pi greco-mania ha invaso il mondo senza che ce ne accorgessimo e mentre oggi, all'1.59'26" (i decimali successivi a 3,14, naturalmente), si festeggia in suo onore, un super-computer continuerà a calcolare e ad aggiungere cifre dopo cifre rendendo sempre più grande questa magica costante matematica. Un'ultima curiosità: la stringa con la data di oggi compare sia che la si scriva all'anglosassone, sia che la si scriva alla latina. Nel primo caso (3142011) compare dopo 651mila 81 decimali, nel secondo (1432011) dopo oltre sette milioni. E il gioco continua... all'infinito.
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