Differenziata flop: è a quota 26,1%
di Gianpaolo Sarti
Trieste guarda ancora con il cannocchiale l’obiettivo fissato dalle norme europee: differenziare il 65% dei rifiuti. Nonostante gli sforzi e qualche lieve miglioramento, il Comune deve accontentarsi del 26,61% registrato in questo primo semestre del 2012. Leggermente più incoraggiante invece il quadro provinciale, assestato al 29,83%. Si sfiora il 30% grazie a Muggia (45%) e San Dorligo (48,8%), ma con Duino al 27,3, Monrupino al 19,2 e Sgonico al 16,8. Un territorio come noto interamente in mano al centrosinistra che, nelle ultime campagne elettorali, in più occasioni ha fatto dei temi ambientali un impegno di governo.
Ma vetro, plastica e carta rimangono un sogno infranto e inarrivabile dalla giunta Poropat in giù, Cosolini compreso. «Non ce la faremo mai», sentenzia pessimista Fabio Omero, l’assessore comunale competente. Che, come vedremo, le sue ragioni le ha. Al 31 dicembre l'area giuliana aveva raggiunto il 23,21%. Certo, nulla a che vedere con i livelli del 2001 (11,66%), anche perché da cinque anni a questa parte il trend nella provincia è in costante crescita: 17,08% nel 2007, 19,39% nel 2008, 20,43% nel 2009, 20,30% nel 2010 per arrivare, appunto, al 23,21% dell'anno scorso e all'«incoraggiante» 29,83 attuale, sottolinea l'assessore provinciale all'Ambiente Vittorio Zollia. Un numero, quest’ultimo, distante però anni luce dal resto del Friuli Venezia Giulia che nel 2011 presentava una media del 55,81% ma con Gorizia al 59,52%, Pordenone al 73,96%, e Udine al 59,89%.
Per il solo Comune di Trieste, si tratta comunque di uno scatto in avanti: si è passati dal 20,3% del 2008, al 21,2% del 2009, al 21,6% del 2010 per approdare al 22,4% del 2011 e all’odierno 26,61% (il 28,2 se si considerano gli inerti, cioè i residui di costruzione).
Cos’è cambiato? Nel secondo semestre dell’anno scorso è stato aggiunto in centro e in periferia un migliaio di nuovi contenitori in più e così, afferma Omero, «la raccolta della carta è aumentata del 22%, la plastica del 45% e il vetro-lattine del 49%». A metà luglio inoltre è partito l’umido per grandi ristoranti, mense e supermercati per un totale di 93 utenti, 197 bidoni distribuiti e 48 tonnellate di rifiuti. Il Comune infine a maggio ha introdotto il prelievo delle ramaglie dei giardini, coinvolgendo 1.400 case per una raccolta pari a 295 tonnellate.
Ma non basta, evidentemente. I numeri, limitati alle performance sulla differenziata, non renderebbero però giustizia alla capacità delle istituzioni locali di gestire correttamente la spazzatura. Omero, così come il predecessore della giunta Dipiazza, il consigliere comunale del Pdl Paolo Rovis, hanno molti argomenti per giustificare la «validità» - affermano in coro - del sistema. «A quel 65% non arriveremo mai - ripete Omero - semplicemente perché i conteggi non sono completi. Ad esempio non tengono conto di quanta carta il Comune manda alla Calcina di via Errera. Ma il discorso vale per tutti quei rifiuti che non passano per i servizi pubblici di AcegasAps - rimarca l’assessore - come gli imballaggi prodotti dalle attività commerciali o dagli enti pubblici che smaltiscono il materiale in modo autonomo. Proprio grazie all’umido ritengo che si potrà raggiungere il 20% in più di differenziata. Non dimentichiamoci - prosegue - che il restante 70% dell’immondizia, cioè quanto non viene differenziato, è smaltito nel termovalorizzatore che produce energia elettrica per la città (il 13% ndr)». Va poi ricordato che parte degli scarti del processo di incenerimento subisce un processo di recupero per le costruzioni nell’edilizia non abitativa. «Anche questo è un riciclo - precisa l’assessore - che rappresenta il 24%. Se questo fosse conteggiato potremmo arrivare a oltre il 50%».
Un tema complesso, su cui l’opposizione non polemizza. Rovis, da ex assessore, sottolinea che «Trieste non ha problemi di rifiuti. Siamo l’unica provincia in Italia senza discariche. Ciò grazie al termovalorizzatore, che con i rifiuti produce il 13% dell’energia elettrica consumata dai cittadini».
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