Differenziata, dai rioni parte la raccolta dell’umido

Si comincia da Borgo San Sergio e da Poggi Sant’Anna e poi l’Altipiano In questi giorni migliaia di lettere spedite ai cittadini con le istruzioni per l’uso
Foto Bruni 05.09.13 Cassonetti con rifiuti
Foto Bruni 05.09.13 Cassonetti con rifiuti

Aggiungi un cestino in casa. Gli scarti di cucina diventano un problema. La raccolta del rifiuto umido è cominciata a Borgo San Sergio e a Poggi Sant’Anna e in questi giorni sono nelle cassette della posta di Altipiano Est e Altipiano Ovest i fascicoli informativi bilingui di AcegasAps e del Comune, dunque la prossima zona obbligata è dal 30 giugno proprio questa. Si continuerà quartiere per quartiere (vedi lista a parte) fino alla fine dell’anno. Le aree dei cassonetti in strada ne acquisiranno uno col coperchio marrone. Pronto a “mangiare” sacchetti biodegradabili (non quelli normali) pieni di bucce di patate e di banana, avanzi di cibo, ma anche piante d’appartamento scartate purché piccole, filtri da tè e da caffè, fiori secchi e recisi, fazzoletti da naso di carta e salviette da tavola, e pane secco. Secco ma va nell’umido. Invece lo straccio umido, ancorché umido, nel cassonetto dell’umido non deve entrare. Proibito anche buttare, secondo le istruzioni, valve di molluschi, lettiere di gatti e altri animali domestici, mozziconi di sigaretta, ramaglie di giardini per cui esiste un servizio apposito. E naturalmente tutto ciò che già è differenziato (carta, plastica e lattine, vetro, pile, rifiuti pericolosi). Quel che rimane fuori dall’enorme lista è il residuo da buttare nel cestino usato oggi, per così dire normale. Sarà poca cosa. Difatti i cassonetti grigi in strada caleranno di numero.

È l’ultima tappa della “differenziata” che a Trieste ha ritardi storici. Proprio in questi giorni a Gorizia è stato annunciato il primo calo delle tariffe (-3% abbondante) dopo anni di raccolta dell’umido. Una politica corretta per l’ambiente, e anche commercialmente fruttuosa per il cammino che le immondizie differenziate poi fanno fino a trasformarsi in altra cosa altrettanto vendibile, ma che certamente è una grandissima noia per il cittadino, inutile far finta di negarlo, almeno finché non diventa gesto abituale. In più ha un costo non solo in termini di spazi casalinghi, ma di sacchetti: o si riusano quelli “bio” del supermercato, o si devono comprare quelli appositi, biodegradabili.

Al momento però a Trieste non si vedranno benefici economici. «È già un buon risultato - dice l’assessore all’Ambiente Umberto Laureni - se siamo riusciti a mantenere lo stesso costo di AcegasAps: iniziare il servizio ha dei costi, di cassonetti, di raccolta, di conferimento dell’umido, il nostro va al centro di raccolta di Maniago».

Dalla fermentazione degli avanzi fuoriesce un “biogas” (di cui un giorno potremo beneficiare) che serve a produrre energia elettrica pulita e energia termica, il fenomeno chimico successivo è che la materia si trasforma in “compostaggio aerobico”, che con i giusti additivi diventa fertilizzante ecologico per campi, fiori e giardini. Un vero riciclo. Dunque, coraggio.

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