Differenziata “automatica” per evitare il porta a porta

L’innovativo trattamento idromeccanico-biologico ha un costo di 44milioni: trasforma i rifiuti in energia. Il Comune lo sta prendendo in esame
Lasorte Trieste 14/02/07 - Inceneritore Via Errera
Lasorte Trieste 14/02/07 - Inceneritore Via Errera

Un sistema che divide automaticamente le immondizie separando plastica, vetro, umido e carta riducendo al minimo quella parte di rifiuti indifferenziati che finiscono nell'inceneritore. Un qualche cosa che sa di innovativo e che tecnicamente viene definito «impianto di trattamento idromeccanico-biologico dei rifiuti urbani». Trasformerebbe il termovalorizzatore di Zaule in un impianto a biomasse. L'impianto prodotto dalla Arrow Bio - azienda israeliana che ha già fatto un sopralluogo nella nostra città - è al vaglio dei tecnici del Comune che ne stanno valutando la sostenibilità, le potenzialità e le concrete possibilità di istallarlo a fianco del termovalorizzatore di Zaule. Costo dell'istallazione: 44 milioni di euro, meno della metà del costo di realizzazione di una linea del termovalorizzatore. Il sistema progettato dagli israeliani eviterebbe al Comune di Trieste di dover ricorrere alla raccolta differenziata porta a porta, scongiurando così possibili rincari della Tarsu.

A creare e mantenere questo ponte scientifico tra Tel Aviv e Trieste è la Fit, la Fondazione Internazionale per il Progresso e la Libertà delle Scienze presieduta da Stefano Fantoni e con sede all'Ictp in Strada Costiera. Da indiscrezioni risulta vi siano già una realtà privata a livello nazionale con sede in Emilia Romagna e una a livello internazionale che hanno espresso la volontà di partecipare alla costruzione dell'impianto impegnandosi di utilizzare manodopera triestina. All'inizio dell'anno una delegazione triestina composta da Paolo Bonivento, vice presidente della Fit, Alberto Mian, direttore del servizio Controllo Attività Esternalizzate del Comune di Trieste e da Massimo Giacomini, dirigente della Divisione Ambiente di AcegasAps ha visitato l'impianto di Tel Aviv. La scorsa settimana business plan, relazioni tecnico scientifiche, certificazioni internazioni e dettagli su costi e benefici sono stati illustrati nel corso di un tavolo tecnico al quale hanno preso parte anche Fabio Omero e Umberto Laureni assessori alle Partecipate e all'Ambiente. Finalità dell'impianto - che non andrebbe a sostituire bensì a rendere più efficiente quello di Zaule - sono quelle di aumentare la diversificazione dei rifiuti almeno del 75 per cento; di separare e trattare alla fonte il materiale organico; produrre energie rinnovabili dai rifiuti, ridurre i costi operativi e non produrre inquinamento. Il business plan prevede oltre 50 nuovi posti di lavoro per la gestione ordinaria dell'impianto, 10 dedicati alla ricerca, 10 per la manutenzione, 50 addetti alla vendita dell'energia e dal materiale riciclabile prodotto e 200 persone impegnate nella costruzione dell'impianto. «Questo progetto permette l'introduzione di sistemi di riuso, riciclo e ripristino dei rifiuti - spiega Paolo Bonivento - che porterebbero Trieste all'avanguardia europea evitando l'inquinamento e permettendo l'ottenimento dei "Carbon Credits", gli incentivi finanziari destinati a chi contribuisce al miglioramento della qualità ambientale. Difficilmente con l'attuale sistema di raccolta e di smaltimento dei rifiuti Trieste avrà mai accesso a questi benefici. Anzi, dal 1 gennaio 2013 i comuni che non raggiungeranno i parametri dei programmi europei e ministeriali che impongono una percentuale di raccolta differenziata del 65 per cento, saranno pesantemente sanzionati.

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