Diffamò Cosolini, Parovel rinviato a giudizio
La notizia - rivelatasi falsa - di un accordo segreto tra Corrado Passera, Renzo Tondo e Roberto Cosolini per realizzare speculazioni immobiliari sul porto di Trieste, è costata un rivio a giudizio per diffamazione a Paolo Parovel, 69 anni, direttore del periodico “La voce di Trieste”, ritenuto vicino al movimento Trieste libera.
A disporre il rinvio a giudizio per diffamazione a mezzo stampa di Parovel fissando l’udienza per il prossimo 3 marzo è stato il giudice Raffaele Morvay che ha accolto le richieste del pm Matteo Tripani. All’udienza era presente anche l’avvocato Giovanni Borgna che ha rappresentato il sindaco Roberto Cosolini che si è costituito parte civile.
Parovel nel suo articolo aveva fatto riferimento a «fonti confidenziali romane» per specificare l’origine della notizia riguardante le asserite speculazioni immobiliari in Porto Vecchio.
Ma, stando alle indagini, non è mai emerso nela fase istruttoria un riferimento concreto alle stesse fonti per le quali, secondo la legge, Parovel non ha potuto invocare il segreto professionale. In particolare il direttore del periodico «La voce di Trieste» aveva riferito in un ampio servizio l’esistenza di un accordo riservato tra il sindaco Roberto Cosolini, l’ex governatore Renzo Tondo con l’ex ministro Corrado Passera per la presentazione di un emendamento alla legge di stabilità per demanializzare a sorpresa i 70 ettari lungomare del Porto Franco nord della città e di 36 ettari di banchine portuali ora utilizzate dalla Ferriera».
Questo, sempre secondo Parovel per indurre il parlamento a privatizzare «rovinosamente» 106 ettari di costa pubblica». Parovel aveva anche riferito di «speculazioni illecite che lasciano ipotizzare un sostrato di corruzioni». La notizia - rivelatasi completamente falsa - porta la data del 6 dicembre dello scorso anno. Due mesi dopo il sindaco Roberto Cosolini tramite l’avvocato Borgna ha sporto querela in quanto si è sentito diffamato. Sostanzialmente, secondo l’accusa, Parovel ha scritto cose non vere e lesive dell’onorabilità di Cosolini. Poi il pm Matteo Tripani ha disposto ulteriori accertamenti che però non hanno trovato riscontro nelle affermazioni di Parovel. Nè un documento, nè un provvvedimento e neanche una testimonianza che in qualche modo potesse confermare l’accordo segreto per effettuare le speculazioni immobilari. Da qui la richiesta di rinvio a giudizio da parte dello stesso pm che è stata accolta dal giudice Raffaele Morvay.
Riproduzione riservata © Il Piccolo