Dietrofront della Burgo, riapre lo stabilimento di Duino. Sì al tavolo del governo a Roma

TRIESTE. La Burgo fa dietro front. Giovedì, alla cartiera di Duino, si riprenderà l’attività produttiva con il turno delle 7 e alle 11, a Roma, nella sede del ministero per lo Sviluppo economico (Mise), si aprirà l’atteso tavolo di confronto con la presenza, fra gli altri, dell’amministratore delegato dell’azienda, Paolo Mattei. I lavoratori della cartiera possono perciò tornare a sperare.
Certo è troppo presto per poter essere ottimisti, ma sul futuro dello stabilimento si ricomincia almeno a discutere. Si apre dunque uno spiraglio, dopo giorni di braccio di ferro, con i dipendenti in sciopero, per protestare contro i 153 licenziamenti, e la proprietà pronta a una durissima replica, dando il via a una serrata, con l’interruzione dell’attività produttiva e annunciando la totale indisponibilità a sedersi al tavolo già programmato per oggi “finché non cesserà lo stato di agitazione”.
La svolta c’è stata mercoledì mattina quando, nel piazzale dello stabilimento, dov’era in corso un presidio dei lavoratori, è arrivata la notizia della ripresa dell’attività e, soprattutto, quella della conferma dell’apertura del confronto al Mise. Al momento dei doppio annuncio, dalla folla dei dipendenti si è alzato un applauso che esprimeva il pensiero di tutti: forse si esce dall’incubo.
Immediato il commento della presidente della Regione, Debora Serracchiani: “Faccio appello al senso di responsabilità della Burgo – ha dichiarato - affinché partecipi con atteggiamento costruttivo al tavolo del Mise. In questa delicata e complessa congiuntura per lo stabilimento di Duino - ha aggiunto - dovrebbe essere impegno di tutti mantenere i nervi saldi e dovrebbe farlo soprattutto chi gode di una posizione di forza datoriale. Va pure ricordato – ha proseguito Serracchiani - che eventuali rinvii del confronto sui tavoli istituzionali e l'inasprirsi della tensione non sarebbero di giovamento alla causa dei lavoratori".
“Andiamo a Roma convinti delle nostre ragioni – ha detto Mauro Benvenuto, delle Rsu – consapevoli del fatto che l’azienda si è accorta che eravamo decisi a proseguire nella lotta. Continuare a mostrare i muscoli da parte della proprietà non avrebbe portato ad alcun risultato”.
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