Dietro la fine di Marianna anni di pestaggi, chiesto il processo per il suo convivente

Demis Corda accusato di maltrattamenti reiterati, anche davanti al figlio, ai danni dell’ex campionessa di tiro a segno



Dietro alla tragedia della trentanovenne Marianna Pepe, l’ex campionessa nazionale di tiro a segno stroncata da un mix di alcol, farmaci e cocaina l’8 novembre scorso nell’appartamento di un amico di Muggia, c’è una storia di violenze e maltrattamenti familiari. L’ex compagno, il quarantatreenne Demis Corda, la pestava. Talvolta davanti al figlio di cinque anni. E ora la Procura chiede il processo.

Il retroscena sui maltrattamenti, in qualche modo già emerso all’indomani del decesso, viene ora a galla in tutta la sua chiarezza e brutalità negli atti giudiziari sull’ex convivente: in un’occasione Marianna si era addirittura buttata da una finestra del secondo piano per scappare dalle botte dell’uomo. Le violenze si sarebbero verificate pure il giorno della morte: l’8 novembre la trentanovenne è stata colpita al volto. Era stato proprio l’amico di Marianna, Antonio Vidmar, il quarantenne che aveva ospitato la donna nel proprio alloggio di Muggia la sera prima del decesso (i due avevano passato la notte assieme) a confermarlo in una testimonianza: «Sì – aveva ammesso il quarantenne muggesano – è venuta da me, come altre volte, dicendomi che aveva litigato con il moroso e che lui la inseguiva. Da quanto mi ha raccontato – riferiva ancora Vidmar – tutto questo è accaduto perché il moroso aveva trovato una convocazione della Questura... per questo sono nati tutti i casini quel giorno. Per questo è scappata da lui».

La donna fuggiva. Aveva paura di essere picchiata dall’ex compagno Corda.

I maltrattamenti, secondo quanto raccolto nell’inchiesta del pm Maddalena Chergia, avvenivano durante i periodi di convivenza con Corda nell’abitazione di Muggia. Periodi, va precisato, alternati dagli allontanamenti della donna: quando Marianna veniva aggredita o si sentiva in pericolo, se ne andava di casa. Poi ritornava e i due riprendevano la convivenza. Cosa succedeva in quell’alloggio e alla presenza del bambino? L’ex campionessa, stando a quanto denunciato, era bersagliata dalle offese quasi quotidiane dell’uomo. E veniva picchiata con spinte, pugni e calci. Perché? Crisi di gelosia, futili motivi. L’abuso di alcol. Risale al 17 agosto del 2016 uno dei litigi più feroci tra i due. Marianna aveva riferito di essere stata buttata contro un muro e di aver battuto la testa. Per scappare dal compagno si era lanciata da una finestra dall’altezza di due metri. Un salto che, fortunatamente, le aveva procurato solo alcune lesioni guaribili in un paio di settimane. In un’altra discussione dell’aprile dell’anno scorso, la trentanovenne era stata nuovamente picchiata: Marianna si era fatta medicare a un braccio al Pronto soccorso, ma ai medici aveva riferito di essersi fatta male «accidentalmente». Così due mesi dopo, i primi di giugno: un’ecchimosi alla tempia. Nella stessa estate la donna aveva subìto anche la torsione del braccio. Fino all’epilogo di quell’8 novembre, il giorno della morte: l’ennesima lite con l’ex, il colpo al volto e la fuga dall’amico di Muggia, Vidmar, con cui Marianna si è sballata tutta la sera cercando di anestetizzare paura e disperazione.

L’autopsia e i test tossicologici del medico legale avevano accertato nel cadavere della trentanovenne la presenza di alcol, cocaina e Diazepam. «A un certo punto lei mi aveva chiesto qualcosa di forte per addormentarsi – ha testimoniato Vidmar – e io le ho dato Diazepam, che ho preso anch’io. Ma lei si è bevuta tre quarti della boccetta. Il suo problema era il moroso che voleva lasciare, ma c’era il figlio di mezzo. Gli dicevamo tutti di andarsene da lui. Ma lei si ostinava a tornare». Marianna è deceduta per un un’insufficienza cardiorespiratoria da edema polmonare acuto. Il cocktail di sostanze l’ha spenta nel sonno, con il bimbo in casa. L’amico che la ospitava, Vidmar, si è reso conto del dramma ore dopo: all’una del pomeriggio.

Sulle violenze subìte dall’ex campionessa ha indagato il pm Chergia, che ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex convivente. Demis Corda, difeso dall’avvocato Enrico Miscia, comparirà davanti al gup Luigi Dainotti. —





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