Dichiarazione dei redditi caos sulle ricevute slovene

Chi vuole scaricare le spese sanitarie effettuate oltre confine deve tradurle ma sulla questione c’è un vuoto normativo. Semolic (Skgc): «Faremo chiarezza»
Di Elisa Lenarduzzi
03/04/2012 Compilazione modulo modello 730, dichiarazione dei redditi.
03/04/2012 Compilazione modulo modello 730, dichiarazione dei redditi.

Traduzione sì, traduzione no. E, se sì, giurata o autocertificata? Nonostante siano passati dieci anni dall’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea e nonostante il continuo parlare di sanità transfrontaliera, la burocrazia si conferma ancora una volta dieci passi indietro rispetto alla realtà, ostinandosi a ignorare i cambiamenti che ci sono stati a ridosso del vecchio confine. Uno su tutti il “turismo sanitario” che, complice la crisi, vede un flusso sempre crescente di goriziani (e non solo) recarsi nella vicina Slovenia per visite mediche, odontoiatriche, veterinarie. Tutte spese che, come è logico, presentano poi al Caf o al proprio commercialista di fiducia per scaricarle dalla dichiarazione dei redditi.

Ecco però che la burocrazia ci mette lo zampino. Contrariamente a quanto accade in Valle d’Aosta e nella provincia di Bolzano, dove basta presentare la documentazione in francese e tedesco, in Friuli Venezia Giulia è invece necessario allegare alla ricevuta in lingua slovena una traduzione autocertificata, nel caso il richiedente appartenga alla minoranza slovena, e addirittura “giurata” per tutti gli altri. A dirlo a chiare lettere è il modulo con le istruzioni per la compilazione del 730, a pagina 67.

Ed è su questo punto che scoppia il caos. Perché, al di là del diverso trattamento che il Ministero delle Finanze riserva alla minoranza slovena rispetto a quelle tedesca e francese, come si certifica chi appartiene alla minoranza slovena e chi invece non ne fa parte in assenza di un censimento ufficiale? In base al nome più o meno “italiano”? In base al quartiere di residenza? A un’autodichiarazione? No, semplicemente non si può attestare.

Il risultato di questo vuoto normativo è che ognuno fa come gli pare, a seconda dell’interpretazione, restrittiva o più ampia che dà della norma. E così se i Caf di Monfalcone, complice anche la distanza dal confine, sembrano preferire il primo orientamento, con la richiesta di una traduzione giurata delle ricevute in lingua slovena, a Gorizia prevale una maggior elasticità e, in generale, ci si accontenta della traduzione “semplice”, redatta dal dichiarante. Traduzione che comunque si rivela dispendiosa, in termini di tempo e non solo, per chi non parla lo sloveno. Senza contare che tutto dipende dal buonsenso del commercialista o del Caf di turno che visiona la documentazione.

«Ogni anno si presenta questo problema - spiegano al Caf Cisl di Gorizia - e non è la prima volta che lo segnaliamo, ma finora nessuno si è fatto carico della questione. Così non ci resta altro che far prevalere il buonsenso».

Alla situazione, già paradossale di suo, si aggiunge un altro aspetto anomalo: «Noi avevamo sollevato il problema lo scorso anno e la Direzione regionale dell’Agenzia delle entrate ci aveva assicurato che la questione era risolta e che non c’era più bisogno di presentare alcuna traduzione, ma solo le ricevute in sloveno - spiega Livio Semolic, presidente Skgz (Unione culturale ed economica slovena) di Gorizia -. Lunedì abbiamo in programma un incontro con la Direzione regionale assieme alla senatrice Blazina e vedremo di fare chiarezza sul caso. Non si tratta di una questione di minoranza, ma di territorio: non è concepibile che non si possano scaricare le spese sanitarie effettuate in Slovenia in assenza di traduzione e questo vale per tutti, minoranza o no».

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