Diario di bordo Sul Belem, veliero ultrasecolare e ricco di storia
Inviato a bordo del Belem
IN NAVIGAZIONE. Il 23 dicembre 1895 Fernand Crouan armatore di Nantes specializzato nell’importazione di cacao dal Sud America ordinò al cantiere di Adolphe Dubigron la costruzione di una nave a tre alberi con scafo in acciaio. «Si chiamerà Belem - spiegò Crouan - la città del Brasile che ci ha portato fortuna ai nostri esordi». Gli ingegneri di Dubigeon mettono in acqua in soli sei mesi una nave piccola, appena 58 metri, ma dalla linea così elegante da assicurarle una velocità e una manovrabilità che saranno leggendarie, unite a una robustezza che permettono al Belem di essere il più vecchio mercantile europeo ancora in attività.
La sua sarà una vita avventurosa e fortunata. Nel suo primo viaggio sopravvive a un furioso incendio sviluppatosi in porto a Caracas e attaccato alle vele di tutte le navi in porto, che affondarono. Tutte tranne il Belem.
Qualche anno più tardi, la sera del 7 maggio 1902 il Belem è ormeggiato nel porto di Saint Pierre della Martinica. Il comandante Sauchard è sempre stato appassionato di storia romana e conosce bene l'eruzione del Vesuvio e la storia di Pompei. Da qualche giorno ha dei dubbi. La montagna Pelée che domina il porto ha un comportamento strano. Fuma, borbotta e tutti i serpenti sono scappati dalla sommità. Sauchard richiama l’equipaggio e lascia il porto la sera prima della spaventosa eruzione che ucciderà 35 mila persone, tutti gli abitanti, tutti gli equipaggi delle navi in rada, tranne un prigioniero della gendarmeria e ovviamente l’equipaggio del Belem.
La nave percorre l’Atlantico fino al 1914 trasportando semi di cacao per il cioccolataio Menier, rum e zucchero delle Antille. Poi viene acquistato da un eccentrico inglese appassionato di mare che lo trasforma in uno dei più belli yacht mai visti. Così Edward Guinness, uno dei proprietari della celebre birreria di Dublino vive la sua creatura con una passione che lo porta a veleggiare in tutto il mondo. Ma con la seconda guerra mondiale il Belem viene disarmato all'isola di Wight finché nel 1949 il conte Cini, armatore delle più grandi compagnie di navigazioni veneziane tra cui l'Oceania e la Sidarma, lo scopre e lo acquista per poi girarlo alla scuola nautica da lui creata in memoria del figlio Giorgio a Venezia, e che lo ribattezza appunto "Giorgio Cini".
Da quel momento la nave diventa nave scuola per migliaia di "marinaretti", come venivano chiamati in città gli allievi della scuola per la divisa da marinaio che dovevano portare. Tutti hanno fatto a bordo del tre alberi il loro viaggio d'istruzione una volta all'anno, una sorta di esame che portava gli allievi nei principali porti del Mediterraneo.
Centinaia di tecnici di bordo, che hanno solcato i mari di tutto il mondo, sono stati formati a bordo del "Giorgio Cini".
Poi nel 1978, posto in disarmo, venne acquistato prima dall’Arma dei carabinieri e infine venduto ai francesi, che lo riportarono a Nantes al traino della fregata Elephant, e poi su per la Senna fino a Parigi, dove fu ormeggiato ai piedi della torre Eiffel e da lì venne iniziata la più grande raccolta fondi mai vista, per restaurarla. La Francia rispose a tal punto che il riarmo fu maestoso, tanto che il Belem venne dichiarato monumento nazionale a affidato a una fondazione pubblica composta dalle casse di risparmio e dalla marina militare, che vi forma i propri allievi marinai.
Ora il Belem è un vero e proprio gioiello veleggiante per il mondo, unico veliero che usa al 95% la propulsione a vela e che lo scorso febbraio affrontò una burrasca forza 9 nella Manica usando solo le sue vele.
La sua formula è unica anche nei ruoli equipaggio. Chi va a fare uno stage a bordo del Belem, infatti, entra a fare parte dell’equipaggio a tutti gli effetti, con tutti i doveri di bordo: dalle manovre delle vele ai turni di guardia alle pulizie. Vengono seguiti da un nucleo fisso di 16 persone, 3 ufficiali e 13 marinai, che li istruiscono e li guidano nelle manovre.
Sul sito Belem.fr si può controllare il programma di navigazione e gli scali. Inutile dire che in ogni porto, poi, il Belem è preso d’assalto dagli appassionati di mare che possono ammirare la sua linea inconfondibile e l’unico caso di manovre interamente gestite a mano, senza verricelli elettrici.
Il Belem, che ha lasciato Trieste la mattina di martedì 15 aprile dopo alcuni giorni di sosta per il 260° dell’Istituto Nautico, ora è in viaggio verso il Sud dell’Adriatico, da dove risalirà per arrivare a Venezia venerdì 18 aprile. Sabato 19 ci sarà una grande festa con l’ambasciatore di Francia e poi una serie di giornate dedicate alle visite il tutto fino a domenica 27 con l'ingresso in Arsenale e la grande festa di chiusura. Poi lunedì 28 all'alba il Belem spiegherà di nuovo le sue enormi vele bianche e farà di nuovo rotta verso il mare aperto. Ma questa è un’altra storia.
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