Diario di bordo Belem esce a vela dall’insenatura di Unie

Straordinaria manovra d’altri tempi per il viaggio di ritorno del veliero salpato da Trieste e diretto a Venezia: mai acceso il motore, che ha messo alla prova le capacità del comandante e dell’equipaggio

da bordo del veliero Belem

UNIE. Un'occasione unica: avere a bordo del proprio veliero quegli ex allievi, ormai uomini, che quello stesso veliero lo hanno portato e fatto ammirare in tutti i porti. Per questo oggi il comandante del Belem, Jean Alain Morzadec, ha voluto organizzare una manovra di altri tempi per iniziare l'ultima tratta che riporterà il Belem venerdì 18 aprile, alle 14.30, a solcare di nuovo le acque del "suo" bacino San Marco e a salutare l'isola di San Giorgio. Quella stessa isola da cui per vent'anni ogni estate è salpato per portare i marinaretti dell'Istituto Cini nelle crociere d'istruzione che hanno formato migliaia di ragazzi veneziani alla vita sul mare.

Per salpare dall'isola di Unie ha perciò voluto tentare una manovra a sole vele, per portare fuori questo splendido veliero, il nostro vecchio "Giorgio Cini", fuori dalla baia sfruttando esclusivamente l forza del vento. Una manovra complessa e per alcuni momenti davvero ardita, fatta controbracciando i pennoni e facendo arretrare la nave leggermente a destra fino ad avere il vento al traverso e poter bracciare spiegando tutte le vele. Una manovra per cui ha voluto ai bracci tutti gli ex marinaretti. Una partenza seguita in perfetto silenzio e che alla fine ha strappato un applauso a tutti, italiani e francesi.

Italiani che non hanno dimenticato le parole con cui Morzadec li ha salutati: «Noi siamo molto orgogliosi di avervi a bordo, non per farvi vedere quanto siamo stati bravi a restaurarla e rimetterla a navigare ma per farvi tenere che ve la teniamo bene, per voi che questa nave l'avete vissuta e amata. Questo è oggi il nostro compito». Poi mentre le enormi vele bianche hanno dato al Belem una velocità davvero straordinaria, comandante ha ordinato di ammainare la bandiera di cortesia croata e issare subito quella italiana: «Bien, on la porte à la maison, à Venise». La riportiamo a casa sua, a Venezia.

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