Diaco, offerta da 10 milioni per rilevare il gruppo
di Laura Tonero
È arrivata un’offerta da 10 milioni e 400mila euro per l'acquisto delle fallite Laboratori Diaco Spa, Novaselect e Diaco Spa. Tutte aziende che facevano capo a Pierpaolo Cerani. Nell'avviso di vendita diffuso dal Tribunale di Trieste, emerge chiaramente che dalla cifra globale di quei 10 milioni vanno sottratte le somme già corrisposte dall’offerente quali canoni di affitto d'azienda e locazione immobiliare in adempimento dei contratti in essere. Insomma, le cifre che l’attuale affittuario degli stabilimenti Diaco ha già versato verranno difalcate dalla somma richiesta. Facile dunuqe capire che ad avere inviato l’offerta in questione è la S.M. Farmaceutici, l’impresa cioè alla quale il Tribunale ha dato in comodato lo scorso dicembre lo stabilimento di via Flavia, e che ha già presentato un piano industriale per i prossimi tre anni.
Un buon segnale che dà speranza ai lavoratori oggi impegnati nella fabbrica di via Flavia: 35 impegnati nella produzione di farmaci infusionali e tre per la fabbricazione di pompe elastomeriche. Prima del fallimento i dipendenti della Lbd - Laboratori biomedicali Diaco - erano 120.
Altre offerte di acquisto potranno pervenire entro le 12 del prossimo 12 novembre alla Cancelleria fallimentare del Tribunale in plico sigillato. Il prezzo definito quale base d'asta è di 9 milioni e 850 mila euro, visto appunto che alla somma offerta dalla S.M. Farmaceutici vanno sottratti i canoni d'affitto d'azienda e di locazione immobiliare già versati dall'azienda. Lo stesso 12 novembre, alle 15, davanti al giudice Giovanni Sansone si svolgerà la gara tra gli offerenti. A quel punto le sorti del gruppo Diaco saranno definite.
La Ldb era fallita il 4 ottobre dello scorso anno; la Diaco Spa e la Novaselect rispettivamente il 15 e il 16 dicembre 2011. L'amministrazione delle società Diaco Spa e Novaselect era stata affidata agli avvocati Enrico Bran e Massimo Simeon. Dopo il fallimento il personale era stato messo in cassa integrazione, ma alcuni dipendenti erano rimasti in servizio per assicurare una certa continuità aziendale.
In concomitanza con il fallimento di Lbd aveva preso il via un'ispezione da parte dell’Agenzia del Farmaco che aveva sospeso l'autorizzazione alla produzione per lo stabilimento di Trieste. Il via libera è arrivato soltanto lo scorso maggio.
«C'è grande soddisfazione per la ripresa dell'attività produttiva dopo il blocco imposto dall'Aifa, - dichiara oggi Bran - la sospensione sarebbe potuta durare molto meno, se l'Aifa avesse assunto l'atteggiamento collaborativo che chiunque ha diritto di attendersi da una pubblica amministrazione. La sospensione – aggiunge il curatore - ha danneggiato l'azienda, perché alcuni clienti strategici hanno dovuto rivolgersi altrove». Lo scorso novembre si è tenuta la procedura competitiva per trovare l'imprenditore cui affidare la gestione dei due stabilimenti, quello di Trieste e quello di Potenza. L'aggiudicazione era andata a S.M. Farmaceutici, che ora si è fatta avanti per rilevare l'intero gruppo.
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