Diabete, quasi 12mila i casi a Trieste. E tanti non sanno di averlo
Il 10% dei cittadini giovani di Trieste ha il diabete 1, quello “giovanile” che obbliga all’insulina. I nuovi casi sono 12 all’anno. E in aumento, causati da immunodeficienza, secondo i medici il “killer” che indebolisce le difese è l’inquinamento ambientale. Fra gli adulti che incorrono nel diabete di tipo 2 c’è il 4-5% della popolazione totale. Ma il 12% di chi ha più di 70 anni. Inoltre il 25% dei pazienti ricoverati (per i motivi più vari) nei reparti di Medicina degli ospedali triestini è affetto da diabete. Un quarto del totale. In definitiva si ritiene in base alle esenzioni dal ticket e alla quantità di farmaci erogati dalle farmacie che questo scompenso degli zuccheri nel sangue, che senza appropriata cura porta a gravi malattie degenerative della retina, del cuore, del rene e del sistema circolatorio (“piede diabetico”), affligga 11.600 persone in città e circa 3400 sarebbero secondo un calcolo induttivo quelli che ce l’hanno senza saperlo. Ma dopo 7-10 anni di “diabete silenzioso”, poiché non dà sintomi, le complicazioni arrivano e anche i più disattenti finiscono dal medico.
Domani e domenica per la “Giornata mondiale del diabete” si organizzano iniziative di informazione e controllo. Assodiabetici avrà un banchetto al centro commerciale Torri d’Europa dalle 9.30 alle 19.30 e il giorno successivo dalle 10 alle 19.30. In ospedale si prolunga l’orario di visita all’ambulatorio specializzato della Terza medica al Maggiore. Il commento del suo direttore, Luigi Cattin: «Il numero di pazienti è molto alto, da noi più della media italiana perché la popolazione è più anziana, ma prevenire è determinante e facile: bastano 30 minuti a piedi con passo veloce ogni giorno, cinque pasti di verdura e frutta nell’arco della giornata, anche assieme al menù normale, per evitare d’ingrassare. Meglio di tutto il piatto unico. Quanto ai dolci, non sono “proibiti”, ma portano sovrappeso, una delle cause principali dell’insorgere e persistere della malattia».
Per quanto le pillole attuali siano efficaci e supersicure, c’è qualcuno che rifugge e sceglie l’omeopatia, e Cattin mette in guardia: «Circa un anno fa una persona ha voluto curarsi con le erbe e purtroppo è morta». Per Paola Nodari, presidente di Assodiabetici, onlus con 400 soci, «molti non si controllano, c’è chi non fa una prova del sangue da 20 anni e quando arriva ai nostri banchetti tira dritto e ci dice: “Preferisco non sapere”». Lo conferma Cattin: «Chi arriva da noi per le complicazioni, non si è a volte mai controllato».
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