Di Maio: "I rapporti con l'Egitto sono fortemente compromessi dal caso Regeni"
I rapporti tra Italia e Egitto «sono oggettivamente compromessi dalla vicenda Regeni», restano «nettamente al di sotto delle loro potenzialità e non sono paragonabili a come erano in passato» e «non torneranno allo
stato precedente finché non ci sarà verità per Giulio».
Lo ha detto oggi, giovedì 16 luglio, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in audizione davanti alla commissione d'inchiesta sul caso Regeni alla Camera.
Ciononostante, ha aggiunto, «la cooperazione tra Italia e Egitto risponde a un nostro interesse nazionale, e solo un partenariato lungimirante ancorché critico ci permetterà di dare sostanza al nostro ostinato impegno per la verità. Ma questo non significa sottovalutare la gravità dell'omicidio di Giulio, che resta per noi la priorità assoluta».
«Riteniamo necessario coinvolgere costantemente al più alto livello le autorità del Cairo» sul caso Regeni in tal senso «è fuorviante credere che avere un nostro ambasciatore al Cairo significhi non perseguire la verità e viceversa è fuorviante pensare che ritirarlo sia necessario per arrivare alla verità». Ancora Di Maio:«Tutto il governo - ha aggiunto - comprende il dolore della famiglia Regeni» ma la presenza dell'ambasciatore «rientra nella strategia» dell'esecutivo anche «per chi come Patrick Zaky è ancora lì».
«Uno degli strumenti di pressione» per far progredire il caso sulla morte del ricercatore italiano «è continuare nell’azione che porta avanti il corpo diplomatico in Egitto, che è sempre in correlazione con intelligence e gli altri apparati dello Stato presenti», ha ribadito di Maio.
«Il prossimo nostro obiettivo è l’incontro dal vivo tra le due procure per far progredire l’inchiesta. La strategia per il futuro è non abbassare assolutamente la guardia», ha proseguito il titolare della Farnesina, sottolineando che le autorità egiziane vengono costantemente «sollecitate». I passi in avanti non hanno portato ancora a fatti concreti ma «dal mio insediamento, la Farnesina e il corpo diplomatico sta sollecitando per far rimettere a regime il rapporto tra le due procure, che era totalmente assente da un anno».
Di qui l'annuncio di «una telefonata in programma nei prossimi giorni con il collega egiziano, Sameh Shoukry. Probabilmente il capo della diplomazia del Cairo darà riscontro nella telefonata alla lettera» inviata il 17 giugno, in cui si chiedeva la verità sul caso di Giulio Regeni.
Riferendosi infine alla contestata vendita di armamenti all'Egitto, Di Maio ha poi aggiunto davanti: «Ho i miei dubbi che si possa intendere come un favore dell'Italia anche perché ci sono altri Paesi che sono pronti a fare lo stesso. Non credo che quella cosa lì infici la ricerca della verità e tantomeno che possa essere una leva per ottenerla».
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