Di Finizio rimasto senza la “Voce”

Marcello Di Finizio è rimasto senza “Voce”. Un verbale che porta la data del 19 gennaio dice che la giunta comunale gli ha revocato la concessione demaniale marittima per il locale di Barcola, da anni ormai un rudere sul lungomare dove ogni giorno centinaia di persone passeggiano e fanno jogging con qualsiasi tempo. Un colpo basso? Una mossa a sorpresa? Neanche per sogno. La concessione è decaduta perchè erano venute meno le condizioni per portarla avanti dopo tre anni di chiusura e degrado. Di Finizio aveva anche ottenuto tre mesi di proroga in ottobre praticamente per “motivi umanitari”. Dopo la sua lunga resistenza in cima all’Ursus, per ottanta giorni esposto alle temperie, il Comune, d’intesa con la Regione, aveva voluto tendere una mano all’esercente impegnato in una crociata contro la direttiva comunitaria Bolkestein, secondo la quale le concessioni demaniali devono andare a gara.

S’era intravista la possibilità di un salvataggio in extremis dell’attività con l’ingresso di un nuovo socio capace di iniettare denaro fresco e di creare un nuovo soggetto giuridico. Ma non si è materializzato o la trattiva non è decollata. Il caso della “Voce della Luna” era stato seguito dall’assessore comunale ai Lavori pubblici Andrea Dapretto in quanto l’amministrazione municipale è l’ente incaricato a gestire certi tipi di concessioni soggette a norme europee. Lo stesso Dapretto si era adoperato per trovare una soluzione per quello che fino al 14 luglio 2008 era uno dei locali più alla moda di Trieste, un punto di ritrovo per i giovani che potevano sorseggiare un drink o una birretta in riva al mare, in un’atmosfera onirica, vagamente felliniana, come recitava il nome del locale. Quella notte il locale fu divorato da un furioso incendio doloso e sempre quella notte cominciò l’incubo del suo titolare. Un incubo da cui non è più uscito. Prima Di Finizio ha lottato per farsi risarcire i danni dall’assicurazione, poi ha ingaggiato un duello impari con la burocrazia europea mettendo in atto tutta una serie di azioni di protesta clamorosa. Non è facile far perdere la pazienza anche a Papa Francesco, ma lui ci è riuscito. Dopo l’ennesimo blitz in Vaticano, dove si è arrampicato sulla facciata della Basilica di San Pietro, le guardie svizzere lo hanno tenuto in prigione per venti giorni. Ora è in libertà ma sarà processato il 7 febbraio.
«Facciamo ancora questo sforzo - aveva detto tre mesi fa l’assessore Dapretto - e poi tiriamo una riga». E adesso l’ha tirata, in giunta ha recitato il de profundis per “La Voce della Luna”. Fra breve potrà essere indetta una nuova gara per trovare un altro imprenditore a cui affidare la concessione. È un posto appetibile ma dopo anni di degrado serve un massiccio investimento per rimettere in piedi il locale. La posizione è favolosa. E questo dovrebbe essere anche l’ultimo atto della lunga e logorante battaglia portata avanti da Marcello Di Finizio quasi fosse un personaggio uscito da un libro di Miguel de Cervantes. Ma Trieste non è la Mancia. A Di Finizio, che prima di quel maledetto 14 luglio 2008 aveva dimostrato grandi capacità imprenditoriali, non resta che ricominciare da zero e imbarcarsi in una nuova avventura. Questa partita è persa, può però ricominciare a giocare e a vincere.
A patto che esca dall’incubo-ossessione della “Voce”.
Cat.
Riproduzione riservata © Il Piccolo