Di Finizio beffa ancora la sicurezza del Vaticano e sale sul Cupolone
Per la quarta volta è riuscito a eludere la sicurezza e a «scalare» la cupola di San Pietro. Il triestino Marcello Di Finizio, sedicente "imprenditore", ormai un "professionista" della protesta plateale, da sabato sera (29 marzo) è di nuovo abbarbicato sulla basilica, dalla quale ha lanciato - al solito - un messaggio a Papa Francesco e al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ha trascorso lassù la seconda notte: sembra che lamenti di sentir freddo e di essersi fatto male nello scavalcare l'alta balaustra di protezione.
Di Finizio, tuttora titolare del locale «La Voce della Luna» di Barcola, ora ridotto a un ammasso di rovine, è una vecchia conoscenza, oltre che delle forze dell'ordine e delle aule giudiziarie italiane, anche della gendarmeria vaticana. I suoi blitz sulla più celebre delle cupole romane hanno ormai scadenza ciclica. Il primo risale al 30 luglio 2012, quando protestò contro la direttiva Bolkestein che, a suo dire, danneggerebbe la sua attività imprenditoriale. Il 10 ottobre dello stesso anno replicò l'iniziativa, questa volta per manifestare contro il governo Monti e le multinazionali. Il 20 maggio 2013, nonostante il divieto del questore a ritornare nella Capitale, Di Finizio riuscì comunque a mettere a segno l'ultima «scalata», ancora una volta contro l'euro e la «macelleria sociale». Dopo quasi 30 ore sulla cupola, si convinse a scendere con la promessa di un incontro con i ministri al turismo e alle politiche europee.
«Mi hanno mentito per tre volte - spiega al suo quarto blitz a San Pietro - ma non darò loro la soddisfazione di suicidarmi, io combatterò sempre per difendere la mia casa e il mio lavoro fino all'ultimo respiro. Se vogliono ammazzarmi (ammazzare la gente) lo devono fare davanti a tutti, affinchè sia chiaro che questi non sono suicidi, ma omicidi di stato».
Le proteste di Di Finizio hanno inizio ormai molti anni fa, quando il locale datogli in concessione dal Demanio, venne distrutto da un incendio per una storia di manodopera in nero non pagata. Il piromane, un operaio extracomunitario, venne individuato e condannato.
Da allora Di Finizio inscenò a Trieste proteste di piazza e scioperi della fame. Riaperto il locale, dopo varie traversie, si trovò però alle prese con una situazione economica insostenibile. Si issò poi sullo storico pontone-gru Ursus, ormeggiato in Porto Vecchio, scendendone solo tre giorni dopo. Numerose le sue proteste davanti alle sedi di compagnie assicurative che, a suo dire, non lo avevano risarcito a sufficienza.
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