Detroit, lavoratori con il fiato sospeso

Dai capannoni industriali, dove si producono grandi banchi frigo per clienti italiani ed esteri, dalla scorsa settimana non esce più nulla. Ma si continua a lavorare, perché il mercato, nonostante la crisi, tira ancora e specialmente dall’estero gli ordini arrivano.

L’attenzione è rivolta in due direzioni particolari. La prima riguarda i vertici dell’azienda, che fa parte del gruppo veneto De Rigo. Da essi si attende un segnale relativo a incentivi all’esodo che permettano di proseguire sulla strada dalla cassa integrazione.

Più in là ci sono altri segnali che riguardano una possibile “marcia indietro”, ovvero il mantenimento del sito di Ronchi dei Legionari, dove le maestranze hanno sempre dimostrato di saperci fare realizzando prodotti molto apprezzati dalla clientela.

La seconda direzione verso cui si guarda è quella di Trieste, dove la Regione da tempo ha avviato una ricerca di mercato con l’obiettivo, sostenuto da Friulia, di trovare un nuovo acquirente che rilevi stabilimento e lavoratori. Un iter complesso, non certamente avvantaggiato dal lungo periodo di crisi attraversato non solo dall’Italia.

Ma la speranza è l’ultima a morire. Perdere la Detroit significherebbe perdere non solo un pezzo di storia, ma anche la capacità di offrire lavoro e certezze a tante persone.

L’accordo sottoscritto nei mesi scorsi prevede la prosecuzione del contratto di solidarietà fino al 31 dicembre, anche a fronte di assenza di carichi di lavoro, la mobilità volontaria incentivata, un anno di cassa integrazione straordinaria prorogabile per un ulteriore anno se sarà gestito il 30% degli esuberi, e poi la mobilità. (lu.pe.)