Derubato in Iran, resta in “ostaggio” per 4 giorni: "Un vero incubo"

A Francesco Bastiani chiesti anche i dati dello smartphone: «Ho rifatto i documenti ma sono stato respinto in aeroporto, di notte piangevo»

CORMONS Sospeso in un limbo burocratico in Iran per quattro giorni senza poter tornare in Italia. È l’odissea vissuta dal cormonese Francesco Bastiani, che a causa di uno scippo subito a Teheran è entrato in un vero e proprio incubo. A raccontare la disavventura è lo stesso Bastiani. «È la settima volta che vado in Iran, dove il popolo è meraviglioso: il problema lì è la burocrazia. Lo scorso 6 ottobre sono partito come accompagnatore di un gruppo: il giorno dopo iniziamo la visita alla capitale iraniana. Al pomeriggio rimaneva l’ultima visita prima della partenza del volo per Shiraz. Purtroppo, mentre aspettavo le ultime due persone scendere dal pullman, sul marciapiede è arrivata una moto che mi ha scippato il borsello, dentro il quale avevo tutto, compreso il passaporto».

È in quel momento che sono iniziati i problemi. «A questo punto – continua Bastiani – ho fatto proseguire il gruppo con la guida locale e mi sono fermato a fare la denuncia per poi, il giorno successivo, andare al Consolato e ottenere il documento sostitutivo del passaporto con cui poter rientrare in Italia. Ho dovuto fare tre caserme di polizia in taxi accompagnato sempre da un poliziotto e da una traduttrice: ovunque mi hanno fatto sempre le stesse domande. Per ultimo mi hanno portato anche in tribunale: lì ho detto che in questo luogo devono portare il ladro e non il derubato. Ho chiesto perché fossi lì e mi hanno spiegato che avendomi rubato anche l’iPhone X dovevo autorizzarli a svolgere le ricerche per recuperarlo. Con il telefono della traduttrice ho quindi dovuto chiamare mia moglie a casa e farle mandare i codici seriali del mio telefono tramite WhatsApp. Sono rimasto due giorni in più a Teheran».

Ma il brutto doveva ancora arrivare: «Finalmente – continua Bastiani – riesco a raggiungere il gruppo con il nuovo documento, un foglio di via. Proseguo il viaggio fino al rientro a Teheran per il ritorno a casa il 13 ottobre con il volo Teheran-Malpensa. Il mattino del 13 alle 4.30 siamo in aeroporto: il volo partiva alle 6.20. Passo il primo controllo della polizia: tutto a posto. Andiamo alla compagnia aerea ad imbarcare le valigie: anche lì tutto ok. È all’ultimo controllo della polizia prima dell’imbarco che un poliziotto mi dice come ci vuole il visto d’uscita sul mio documento. Racconto di aver subito un furto e che quello fosse il mio nuovo documento. Niente da fare. Nel frattempo il mio gruppo era partito per l’Italia: sono dovuto rientrare in hotel e sono venuti a prendermi per andare al Ministero dell’Emigrazione dove scopro che non era arrivata nessuna denuncia. Secondo loro doveva mandarla, tradotta in persiano, al Consolato, dove ci rechiamo per la denuncia e per rifarmi il nuovo documento. Quello che mi avevano fatto era intanto scaduto. Nei giorni successivi più volte mi hanno fatto passare in diversi uffici con altrettante scuse. Solo per far mettere un timbro era un’odissea. Non riuscivo a capire perché non volevano rimandarmi a casa e più di qualche sera in camera ho pianto. Finalmente dopo avermi preso le impronte digitali mi hanno dato il documento con il visto e il giorno 17 all’1.30 ho potuto prendere il volo e rientrare a casa». —


 

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