Dentista abusivo: «Davo una mano nello studio di mio padre»
Davo una mano nello studio dentistico di mio padre Italico. Io scrivo, collaboro, faccio il giornalista e con mio padre accanto ho fatto anche un paio di otturazioni a dei clienti del suo studio, ma sempre sotto la sua guida. Mi sono laureato in odontoiatria in Equador, ma questo titolo non è riconosciuto in Italia».
Lo ha affermato ieri Franco Stener interrogato come testimone nel processo diretto dal giudice Paolo Vascotto che vede sul banco degli imputati suo fratello Marco, medico dentista. Secondo l’inchiesta diretta dal pm Pietro Montrone, Marco deve rispondere di truffa aggravata al Servizio sanitario nazionale e falso ideologico nelle attestazione inviate all’Azienda sanitaria. L’inchiesta prende in esame i quattro anni antecedenti al 2009, quando secondo le indagini dei carabinieri Franco Stener lavorava come dentista nello studio che era stato del padre e che formalmente nel 2000 era passato alla gestione del fratello Marco. Quest’ultimo con la propria firma, secondo l’accusa, aveva attestato le prestazioni dentistiche effettuate dal fratello “non abilitato” in Italia. Poi la documentazione era stata presentata all’Azienda sanitaria per ottenerne il pagamento.
Lo studio posto a Muggia in via San Giovanni 1, all’epoca era uno dei pochi ad essere convenzionato col Servizio sanitario nazionale. E un servizio pubblico non può pagare prestazioni effettuate da un laureato non riconosciuto come tale nel nostro Paese e attestate con la propria firma da chi nello studio di Muggia era raramente presente. «Io non ho mai visto mio fratello Marco nello studio di Muggia, lui lavora a Trieste» ha continuato Franco Stener che nelle prime fasi di questa inchiesta ha patteggiato l’accusa di aver esercitato abusivamente la professione di odontoiatra. Ora studia in Spagna ed entro l’inizio dell’estate sarà medico a tutti gli effetti e potrà lavorare nello studio dentistico di famiglia. Marco Stener si è poi sottoposto all’interrogatorio e ha ribadito la sua buona fede e innocenza. «Mio fratello era presente nello studio di papà e si occupava degli ordinativi, non l’ho mai visto col canice bianco». Prossima udienza ad aprile.
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