Demolizione ex Hippodrome, all’interno un dormitorio e scritte sataniche VIDEO E FOTO

Ruspe e operai al lavoto per l’abbattimento a Monfalcone. Negli spazi che ospitavano la discoteca, svuotati prima dell’abbattimento, trovati anche documenti e portafogli rubati
Bonaventura Monfalcone-13.09.2016 Demolizione Ex Hippodrome-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-13.09.2016 Demolizione Ex Hippodrome-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE A varcare l’antro dell’ex Hippodrome, l'ecomostrto di cemento in via Valentinis, a Monfalcone, che una volta era una discoteca, si rimane un tantino impressionati, per non dire disgustati. Dalla carcassa di cemento e ferro, in questi giorni, è uscito di tutto: quintalate di immondizia, in primis. Sacchi interi di bottiglie, poi residui ormai più che putrescenti di cibo, stracci, divanetti logori usati come giaciglio, scaglie d’arredo fatto a pezzi, specchi rotti, perfino carrelli della spesa usati come trasportatori di vettovaglie per perlustrare il lurido labirinto di corridoi e stanze.

 

Demolizione a Monfalcone: nella "pancia" dell'ex Hippodrome

 

Una fotografia agghiacciante, quella che si è parata davanti agli occhi degli operai della Trans Ghiaia di Oderzo di Treviso, i primi, in tuta bianca e mascherina sul viso, a penetrare nello scheletro dell’ex Hippodrome per ripulirlo sommariamente prima di affrontare la fase cruciale dell’abbattimento, così come imposto dall’amministrazione comunale tramite ordinanza urgente. Al piano superiore, quello che un tempo ospitava locali adibiti ad alloggi, gli addetti hanno trovato oltre a scritte sataniche (il numero della bestia 666 e la stella a cinque punte) perfino una vasca ripiena di escrementi. Resterà lì, perché nessuno si arrischia a metterci le mani. E trasportarla via. Le “pinze” di metallo che tra due settimane butteranno definitivamente giù il fatiscente immobile l’asporteranno assieme ai laterizi.

 

 

Ma il fatto più sconcertante è che gli operai della ditta hanno trovato diversi ambienti abitati, come se l’ex Hippodrome, per quanto ripugnante possa essere anche solo pensare a una cosa del genere, fosse diventato effettivamente la locanda degli sbandati. Circostanza più e più volte denunciata su queste colonne, ma nessuno si azzardava a immaginare che il fenomeno fosse così radicato. Né che il punto non avesse funzione di rifugio estemporaneo bensì di riparo fisso. Indubbiamente ci si è dati da fare, per allestirlo. Qualcuno, come riferito dagli addetti alla pulizia, aveva trasferito una decina dei vecchi divanetti della discoteca nell’area delle toilettes. Li aveva disposti a ferro di cavallo e sopra c’aveva posto dei materassi, con svariate coperte. Insomma, s’era fatto il giaciglio. «Un ambiente tenuto tutto sommato, in quel punto, ordinatamente - ha commentato un operaio del cantiere -. Ci “abitava”, se così si può dire, una donna. Lì vicino abbiamo trovato un trolley chiuso e vari oggetti personali, tra cui un caricabatterie e la scatola di un cellulare appena acquistato».

Aree di pernottamento sono state individuate perfino nell’angusta zona caldaie, che dà sul campo sportivo, e al livello superiore, dove appunto si trovavano gli appartamenti. Ma gli addetti della Trans Ghiaia non hanno recuperato solo immondizia, caricata e trasportata a smaltimento già da quattro camion muniti di maxi-benne. «A terra - spiega uno degli uomini - si sono rinvenute pure svariate borsette, alcune contenenti chiavi di casa e documenti ormai non più intelliggibili, dato che erano enormemente deteriorati. Si sono ritrovati pure i codici fiscali». Gli oggetti, sempre stando alle testimonianze raccolte, sarebbero appartenuti a persone anziane, probabili vittime di furti o scippi. Stavano lì in mezzo a sorci delle dimensioni di gatti.

È vero che a colpi di ordinanze finalmente l’amministrazione Altran, con uno strike della ruspa riuscirà a tirar giù l’obbrobrio della vecchia discoteca. Ma quanto tempo sprecato, vien da pensare. Perché non si è agito prima? E non è una domanda che si sono posti solo i volenterosi operai della ditta, la Trans Ghiaia di Oderzo. Per anni i residenti del rione Enel hanno sollecitato, protestato e supplicato che la situazione dell’ex Hippodrome venisse risolta una volta per tutte, puntualmente segnalando i varchi riaperti, l’andirivieni di sbandati e via discorrendo. Da un lato sicuramente l’ente locale aveva le mani legate: l’area è privata.

Tuttavia osservando oggi le ruspe aggredire l’ex Hippodrome, il telaio di acciaio pendere dai soffitti, le mattonelle sbrecciate, i banchi in legno smontati è lecito domandarsi se al degrado non si sarebbe potuto porre un freno prima. Prima che s’insediassero gli “ultimi” e tra questi, stando ai ritrovamenti, anche alcuni malintenzionati, forse sfuggiti alle forze dell’ordine perché nessuno li avrebbe mai cercati in un luogo così avulso alla vita.

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