«Demolire la Tripcovich? Azione molto complessa»
Punta alla “rianimazione” dei siti archeologici e spera in nuove risorse per potenziare organico carenti. Ma Simonetta Bonomi, il nuovo soprintendente per l’Archeologia, le Belle arti e il Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, 62 anni, originaria di Padova, appena insediatasi al posto di Corrado Azzollini, avrà sul tavolo tante questioni di grande rilevanza: Porto vecchio, sala Tripcovich e il supermercato in piazza Unità tra le prime. In attesa di risolverle, dopo aver lasciato la Puglia, cerca casa nel Borgo Teresiano.
Come mai ha scelto di partecipare al bando per Trieste?
Sono padovana e la mia famiglia vive nella città veneta. Desideravo avvicinarmi a casa dopo essere prima in Calabria e poi in Puglia.
Cosa le è rimasto impresso dei tre mesi nel 2016 già trascorsi in Fvg con un incarico ad interim alla Soprintendenza archeologica?
Ho ritrovato persone con le quali avevo lavorato bene, ma anche tanti problemi rimasti irrisolti.
Ad esempio?
Gli organici carenti, innanzitutto. La creazione della Soprintendenza unica non ha portato significativi effetti benefici sulla forza lavoro, che resta insufficiente anche a causa dei progressivi pensionamenti. Siamo in 69 tra Trieste e Udine, l'organico stabilito dal ministero non corrisponde alle reali esigenze. Soprattutto abbiamo pochi architetti, archeologi e storici dell'arte. Spero tanto nella promessa di una nuova ondata di assunzioni, altrimenti dubito di riuscire a mantenere una buona funzionalità dell'ufficio. Inoltre ci sono problemi sui tempi dei lavori. Nel 2016, per esempio, avevo approvato una gara da 600mila euro per un cantiere che oggi si deve ancora concludere.
Da dove intende partire?
Dalle aree archeologiche, compresa quella di San Giusto, un patrimonio non da poco. Interverremo per rianimarle e, prima, cercheremo di risolvere i problemi di gestione e accessibilità insieme ai diversi soggetti presenti in città.
Porto vecchio: cosa pensa del fatto che non ci sia un masterplan per la riqualificazione dell’antico scalo ma il Comune abbia preferito gestire l'area attraverso la vendita in lotti?
Confesso che non avere a disposizione un documento unico di programmazione e di progetto generale mi mette da una parte in imbarazzo e dall’altra in difficoltà. Ci vorrebbero una visione e una missione unitarie e ben chiare: sarebbe più semplice per la Soprintendenza interloquire con l’amministrazione comunale, piuttosto che inseguire singoli progetti.
Secondo lei è pensabile abbattere qualche magazzino non sottoposto a vincolo?
Io non posso buttare giù alcunché. I beni tutelati non si possono demolire. Inoltre le proprietà pubbliche risalenti a più 50 anni fa hanno un particolare regime giuridico che prevede la preventiva verifica dell’interesse culturale. Se tale interesse viene riconosciuto dalla Commissione regionale per il Patrimonio culturale (Corepacu), che ha sede presso il Segretariato regionale del Mibact per il Fvg, il bene diviene soggetto a tutela e non può essere demolito. Per alcuni edifici, che non hanno alcun interesse architettonico, essendo più recenti e non coerenti con il contesto, il decreto di tutela prevede specificatamente la demolizione e la sostituzione con nuove architetture purchè armoniche con il contesto. Il Porto vecchio è uno straordinario monumento di archeologia industriale. Non per nulla il Mibact ha destinato 50 milioni di euro per il suo recupero.
Sala Tripcovich: da anni si parla di abbatterla…
L’immobile è tutelato con apposito decreto, pensare alla sua demolizione è molto complesso. L’iter burocratico non riguarda solo la Soprintendenza ma anche il Corepacu e il ministero. L’idea di restituire alla piazza il suo aspetto originario e di dare accento all'ingresso del Porto vecchio è senza dubbio positiva, tuttavia la questione richiede un’analisi più approfondita a fronte di uno specifico progetto di riqualificazione dell’area che a oggi non è mai stato presentato.
Supermercato in un palazzo storico di piazza Unità: sì o no?
Attendiamo di ricevere una progetto. In tutti i casi la Soprintendenza è chiamata a vigilare anche sulla destinazione d'uso dei beni vincolati.
Ci sono pratiche in ritardo? Siamo in affanno, come tutte le soprintendenze, per le autorizzazioni paesaggistiche semplificate, che hanno tempi strettissimi. In molti casi però rispondiamo ben prima delle scadenze dei termini. E quasi mai ricorriamo all'istituto del silenzio-assenso.
Qual è la sua filosofia di lavoro?
Filosofia è una parola impegnativa. Mi piace pensare a una Soprintendenza che sia punto di riferimento culturale e non solo un ufficio pubblico che esprime pareri positivi o negativi.
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