Delitto Polentarutti verso l’archiviazione
MONFALCONE. È stata dissequestrata la casa di Roberto Garimberti, il 48enne monfalconese coinvolto nell’inchiesta per l’uccisione di Ramon Polentarutti. La richiesta, avanzata dal proprietario, è stata accolta dal sostituto procuratore di Gorizia Giuseppe Salvo, titolare dell’inchiesta fin dal ritrovamento delle ossa di Polentarutti. Non c’erano più motivi per mantenere i sigilli all’edificio di via Carducci a Monfalcone, dal momento che sono stati effettuati tutti i riscontri e le perizie sul materiale rinvenuto in casa e nel giardino.
L’inchiesta è ancora aperta, ma in mano del magistrato ci sono solo pochi indizi nei confronti di Garimberti, indagato solo per il reato di soppressione di cadavere. Si tratta, per stessa ammissione degli inquirenti, di indizi labili che non reggerebbero il confronto in un processo che ha bisogno, quanto meno, di indizi più solidi e consistenti per incastrare Garimberti, che si è sempre sottratto a un confronto e a un interrogatorio che il pm avrebbe desiderato.
Che il 48enne monfalconese resti per il magistrato uno dei sospettati della morte di Polentarutti è pacifico, ma da qui ad addossargli la responsabilità dell’omicidio ce ne corre. Gli inquirenti speravano che i frammenti ossei trovati nel giardino della casa di Garimberti fossero quelli di Polentarutti. Ma le loro condizioni - erano bruciacchiati - non hanno permesso ai periti di estrarne il Dna. Era la prova che la Procura cercava e non ha trovato.
Se non emergeranno nuovi elementi che possano dare una risposta agli interrogativi ancora aperti, è quasi scontato che il dottor Salvo chiederà al gup di archiviare il caso. E così il delitto Polentarutti resterà impunito e il suo killer potrà continuare a girare libero.
Polentarutti era scomparso il 14 aprile 2011. Sparito nel nulla. Ogni ricerca era stata infruttuosa, fino al novembre 2012 quando, da una sacca nera finita nella vasche della centrale termoelettrica A2A, spuntarono resti umani. Erano ossa dello scheletro di Polentarutti. Gli inquirenti non ebbero dubbi: il quarantenne era stato ucciso, il suo corpo fatto a pezzi, probabilmente bruciato, nascosto in capienti sacchi usati per le immondizie e gettati nel canale Valentinis. Fu trovato solo un sacco, finito nelle vasche di decantazione della centrale elettrica.
Nel giugno 2013 le indagini sembravano a una svolta. Veniva perquisito il giardino della casa di Garimberti, dove Polentarutti aveva abitato con la sua compagna e la figlia fino a pochi giorni prima della scomparsa. Gli uomini della Scientifica trovarono frammenti di ossa umane bruciacchiate. Il Ris di Parma non riuscì a ricavarne il Dna, e lo stesso esito ebbe una perizia più approfondita all’Università di Pavia. Dopo l’esito negativo dell’incidente probatorio, la richiesta, accolta, di dissequestro della casa e del giardino di via Carducci.
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