Delitto Grubissa arrestato a Venezia il “complice” di Allia

C’è anche Antonino Foti, 47 anni, di origini calabresi, rimasto coinvolto nell’omicidio del monfalconese Paolo Grubissa, 43, avvenuto il 24 novembre del 2003 per mano di Salvatore Allia, tra i dieci arrestati, italiani di etnia rom, con l’accusa di aver rapinato numerosi rappresentanti di preziosi. L’operazione condotta dalla Mobile di Genova, Venezia e Udine e del reparto prevenzione crimine di Padova, denominata “Duck” dal soprannome di uno degli indagati, è culminata nei provvedimenti di custodia cautelare, emessi dal Gip di Genova, eseguiti oltrechè nei confronti di Foti, anche di Stefano Braidic, 44 anni, Patrizio Hudorovich, 25, Giuseppe Hudorovich, 25, Paolo Hudorovich, 39, Willi Hudorovich, 40, e Roberto Testa, 70 anni. Tutti sono stati rintracciati nelle loro abitazioni, in provincia di Venezia, tranne Braidic, bloccato a Udine. Analoghe misure restrittive sono state notificate anche a Claudio Baidic, 41, già detenuto in carcere a Udine, e Romeo Hudorovich, 37, detenuto a Venezia. E ancora, a Giovanni Di Brita, 38, il provvedimento è stato notificato nel carcere di Foggia. L’indagine era stata avviata in coincidenza di un significativo incremento, nel 2008, di questo tipo di reati nel Nord Italia, quando a Genova fu rapinato un orafo vicentino, fino ai primi mesi del 2009. La banda operava sempre con la stessa tecnica, agganciando la vittima a bordo di auto, pedinandola, utilizzando ricetrasmittenti. Nel momento più opportuno, la banda entrava in azione distraendo i rappresentanti di preziosi e, con diversi stratagemmi tra cui la rottura di un vetro o la foratura di un pneumatico della vettura della vittima, la costringevano a fermarsi per rubare il campionario.
Il nome di Antonino Foti a Monfalcone è legato a Salvatore Allia, reo confesso, tuttora in carcere dove sta scontando i 20 anni di pena. Il siciliano, all’epoca titolare dell’impresa di sabbiature Safar di via Bagni, quella fredda giornata di nove anni fa, uccise il “pierre” monfalconese nelle campagne del Portogruarese, esplodendogli contro un colpo di pistola. L’accusa ritenne che Foti, dipendente della Safar, su ordine di Allia, aveva fatto sparire l’Audi A2 di Grubissa portandola nel parcheggio dell’aeroporto di Venezia lo stesso giorno dell’omicidio. Da qui l’ipotesi di favoreggiamento nei confronti di Allia. A carico di Foti anche l’occultamento di cadavere per aver nascosto nel garage della sua abitazione di Fiumicello la Mercedes di Allia nella quale era stato ucciso Grubissa. Nel bagagliaio c’era il corpo del monfalconese. Allia confessò le sue colpe. Il cadavere di Grubissa fu rinvenuto in un cantiere a Sagrado, sepolto all’interno di un bidone metallico riempito con cemento. Al processo Foti fu ritenuto responsabile della distruzione e soppressione di cadavere, pur riconoscendo le attenuanti generiche, condannato a 2 anni, con la sospensione della pena. Per il favoreggiamento nell’occultamento fu dichiarato il non doversi procedere. Foti fu coinvolto inoltre nell’ambito di un’indagine per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e per detenzione di un ordigno micidiale.
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