Delitto di via del Veltro a Trieste, morta l’omicida
TRIESTE L’assassina di via del Veltro è morta. Olena Leri, la sessantacinquenne ucraina che lo scorso autunno aveva ucciso e occultato il cadavere del compagno convivente, il settantacinquenne triestino Libero Foti, è deceduta il 5 maggio. Ma la Procura di Trieste è stata messa al corrente solo in questi giorni: la donna, infatti, si trovava a Čerkasy, in Ucraina, il Paese di origine in cui era fuggita dopo aver ammazzato l’uomo.
Il caso, su cui aveva indagato il pm Federico Frezza, può quindi dirsi definitivamente chiuso, anche se non mancherà una verifica sull’autenticità del certificato di morte pervenuto in Procura. Il documento è stato trasmesso dalla figlia dell’indagata al suo legale, l’avvocato Matteo Belli. Il quale, a sua volta, lo ha inoltrato al pm Frezza.
Leri è spirata a causa di un grave tumore. Era malata terminale e ne era consapevole. E la patologia in qualche modo ha avuto un ruolo nella drammatica vicenda: la donna aveva riferito agli inquirenti (in una telefonata dall’Ucraina con il pm Frezza e la Squadra mobile durante il periodo di indagine) che il giorno dell’omicidio era proprio in procinto di partire per raggiungere il Paese di origine. Voleva far rientro a casa per andare dalla figlia e trascorrere assieme a lei gli ultimi giorni della sua vita. Il biglietto dell’aereo era stato acquistato il 25 settembre.
L’omicidio era avvenuto nei giorni successivi: alle cinque del mattino del 12 ottobre. In quel momento la straniera era nel suo alloggio Ater al civico 45, intenta a preparare la valigia per il viaggio. All’improvviso si era trovata davanti il compagno, Foti, armato di coltello.
«Non voleva lasciarmi andare». Così aveva riferito Oleana descrivendo la scena agli inquirenti. L’uomo, che soffriva di gravi problemi alla vista (una quasi cecità), secondo la deposizione dell’indagata aveva iniziato a inseguire la convivente per la casa con la lama puntata. Ci sarebbe stata una colluttazione.
La donna aveva spiegato poi di aver impugnato una bottiglia e di aver colpito il compagno in testa.
Ma Olena Leri non si era più fermata. Aveva cercato nell’appartamento un sacchetto e una calza di nylon per soffocare il convivente. «L’ho ucciso così», aveva confermato la straniera al pm Frezza. Prima di andarsene aveva nascosto il cadavere nel balcone dell’alloggio, infilandolo in due grandi sacchi neri, in modo da ritardarne la scoperta e avere più tempo per scappare.
«Viste le gravi condizioni di salute presentate dall’indagata nell’autunno scorso, confermate dai certificati medici – spiega l’avvocato Belli - mi era stato garantito dalla figlia che mi avrebbe informato degli aggravamenti o del decesso, affinché io potessi avvisare gli inquirenti». —
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