Delitto di Panzano, l’ultima telefonata è di Carannante
La telefonata giunta a Riccardo Degrassi mezz’ora prima di essere ucciso è stata fatta da Michele Carannante, il diciannovenne figlio del titolare della pizzeria-ristorante “Da Ciro” di Duino. Così si spiegherebbe, da quanto trapela sulle indagini, la rapidità con la quale i carabinieri sono arrivati a individuare il ragazzo, attualmente in carcere, indagato per l’omicidio del portuale trentottenne di Staranzano. Sarebbero stati i tabulati telefonici, dunque, a tradire il giovane campione di kickboxing che quella sera aveva preso comunque le sue “precauzioni”, chiedendo in prestito il cellulare a un ignaro avventore, con la scusa di aver esaurito la propria disponibilità di credito telefonico, preoccupandosi poi di cancellare dalla memoria il numero di Degrassi.
Si profila un’ipotesi plausibile di cosa sia accaduto la notte tra venerdì e sabato di nove giorni fa, culminata nell’omicidio di Riccardo Degrassi a pochi passi dalla sua abitazione, in via Marco Polo, a Panzano. L’incipit di quello che poi ha portato all’aggressione del trentottenne, “finito” con un vaso portafiori spaccatogli sul capo, potrebbe essere partito proprio da quella conversazione telefonica.
Una ricostruzione che porta a una serie di riflessioni. A partire dal fatto che Carannante era in possesso del numero di cellulare di Degrassi: vuol dire, allora, che i due si conoscevano? Oppure che il numero di cellulare della vittima era stato fornito da altri al ragazzo? E ancora: perché la telefonata? Per stabilire un appuntamento, oppure per ricordare a Degrassi qualche debito o questione da “saldare”, per poi seguirlo o precederlo con la volontà di dargli una lezione? Secondo questo quadro ipotetico, è difficile pensare a una banale lite scoppiata li per lì in via Marco Polo.
Che in qualche modo a Degrassi sia stata tesa una “trappola”, sono in tanti a crederlo tra amici e conoscenti della vittima. Che si interrogano anche sulla compartecipazione all’evento: se da un lato la complessità dell’aggressione nei confronti di un uomo di una certa prestanza fisica faceva ritenere difficile pensare all’opera di una sola persona, le caratteristiche del giovane indagato, quotato in fatto di arti marziali, la renderebbero invece possibile.
Sullo sfondo di questo efferato delitto, il movente: affievolita la pista passionale, come pure quella di una lite originata in un bar con la vittima, sembra farsi largo l’ipotesi legata alla droga. Il nome di Carannante è stato associato agli ambienti dello spaccio. Nel 2010 sarebbe anche stato soccorso per un’overdose.
C’è un ulteriore aspetto che si presta ad altre ipotesi: il profilo caratteriale del 19enne, capace di reazioni sproporzionate, anche per futili motivi. A 16 anni, è stato riferito, per essere stato banalmente “ripreso” in un bar, aveva sferrato un pugno a un anziano mandandolo all’ospedale. Allora fu disposto per lui l’affidamento in prova per due giorni. Certo potrebbe anche darsi che quella notte Carannante volesse incontrare Degrassi senza l’intenzione di ammazzarlo, facendosi poi “sopraffare” dalla violenza, scatenata da un semplice diverbio. Gli esiti dell’autopsia potranno aiutare a spiegare molte cose, a partire proprio dal coinvolgimento di una o più persone nel delitto.
Sono tutte ipotesi e interrogativi che attendono una risposta da parte degli inquirenti, che continuano a mantenere lo stretto riserbo, probabilmente perché manca ancora qualche tessera al mosaico investigativo. Ma dopo più di una settimana è lecito aspettarsi un po’ di chiarezza.
Intanto ieri l’avvocato Giannantonio Milio ha preannunciato il ricorso al Riesame contro la misura cautelare in carcere disposta dal Gip Paola Santangelo per i gravi indizi nei confronti dell’indagato.
Il legale quindi ha dichiarato: «Quale difensore della persona attualmente indagata, non intendo commentare le notizie di stampa relative alla presunta identità del mio assistito, fermo restando che è intenzione di questa difesa, quando conosceremo l’esito dell’esame autoptico e degli altri rilievi effettuati dagli inquirenti, di chiedere che l’indagato venga interrogato. Nel frattempo, sto predisponendo l’atto con cui verrà chiesto al Tribunale della Libertà il riesame del provvedimento preso dalla dottoressa Santangelo a seguito dell’udienza di convalida».
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