«Delitto di Longera, ergastolo a Tepeku»
Ergastolo. Tutta la vita in cella, dietro alle sbarre, per aver ucciso e violentato il 13 marzo dello scorso anno Bruna Cermelli, che aveva 75 anni ed era disabile.
Il pm Massimo De Bortoli ha chiesto la pena massima di condanna prevista dal codice penale per Ramadan Tepeku, il giardiniere kosovaro di 41 anni accusato di quanto avvenuto nella villetta di strada per Longera.
Il rappresentante dell’accusa ha parlato per oltre due ore davanti al giudice Massimo Tomassini nel corso del processo celebrato con rito abbreviato. E ha fornito l’agghiacciante ricostruzione: Bruna Cermelli è morta mentre quell’uomo la stava violentando stringendole sempre più forte le mani sul collo fino a soffocarla. Il suo cuore si è fermato mentre l'assassino le stava usando violenza. Poi punto per punto ha inquadrato il poderoso dossier di prove emerse nel corso delle indagini dei carabinieri. Impassibile, il giardiniere guardato a vista da due agenti della penitenziaria.
Prove pesanti come macigni. Quel giorno l’uomo - secondo la ricostruzione del pm - era stato sorpreso dall'anziana nella camera da letto mentre tentava di aprire la cassaforte. Dopo averle usato violenza e averla uccisa ne ha ricomposto il cadavere. A questo punto, sempre secondo il pm De Bortoli, ha ripreso a tentare di forzare la cassaforte asportando dal portello il tastierino numerico. Poi - forse perché disturbato dall'arrivo di qualcuno - ha rinunciato. È allora fuggito gettando in un cassonetto per i rifiuti di via Canciani il tastierino stesso, un paio di guanti da giardiniere e altri attrezzi.
Tepeku era stato arrestato quattro mesi dopo, in luglio, nelle vicinanze di Bologna al termine delle indagini dei carabinieri del reparto investigativo di via dell’Istria. A lui gli investigatori erano arrivati dal confronto delle tracce del Dna trovato nei liquidi organici sul luogo del delitto e sui mozziconi repertati dopo la sua prima individuazione. Ramadan Tepeku è chiamato a rispondere dell’accusa di aver violato i sigilli posti sulle porte della casa dai carabinieri in un’incursione avvenuta una ventina di giorni dopo l'omicidio. Ad accorgersi dell’intrusione erano stati gli stessi carabinieri durante un sopralluogo avvenuto il 21 aprile. Avevano trovato infatti alcune impronte di scarpe sul pavimento e varie tracce su una maniglia. Dagli accertamenti era emerso che l'impronta sinistra apparteneva alla suola sinistra di un paio di scarpe Clark sequestrate nel corso della perquisizione avvenuta al momento dell’arresto di Ramadan Tepeku, appunto nel luglio del 2013.
Il difensore, l’avvocato Cesare Stradaioli, ha tentato di rovesciare completamente la ricostruzione del pm ipotizzando la responsabilità nell’omicidio di altre persone. Ha giocato il tutto per tutto. Nessuna via di mezzo. «Tepeku - ha detto - è innocente. È estraneo a ogni accusa». Per farlo ha giocato la carta del gigolò. Riprendendo le dichiarazioni rese nello scorso aprile dal kosovaro nell’interrogatorio davanti al giudice Tomassini, i risultati delle indagini difensive da parte di un investigatore privato e le perizie di parte. Tepeku aveva detto: «Nel gennaio del 2013 Bruna Cermelli mi ha invitato a casa sua a bere un caffè. Mentre ero al tavolo mi ha accarezzato una gamba. In breve ho capito che cosa voleva. Infatti dopo poco mi ha detto che mi avrebbe pagato. Siamo andati in camera da letto e abbiamo avuto un rapporto completo». In quell’occasione ha accennato anche al compenso ottenuto per la prestazione: 300 euro in banconote. Banconote che la donna, secondo le indagini dello stesso difensore, aveva messo in mano al kosovaro momento di congedarlo. Stradaioli ha fornito in sostanza una ricostruzione alternativa con tanto di filmati e fotografie proiettate in aula.
Il rappresentante della parte civile, l’avvocato Luca Maria Ferrucci ha definito oltraggiose le dichiarazioni del kosovaro. In aula erano presenti il figlio e la nuora della vittima. «Ci si aspettava - ha detto - qualche giustificazione meno vergognosa. L’imputato ha infangato la memoria della signora Bruna».
L’udienza è stata sospesa nel tardo pomeriggio. Alle 9.30 di lunedì 26 sono previste le repliche. Poi la sentenza.
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