Delitto Carli, il prestito da 240mila euro

Il gioielliere aveva dato a una donna serba soldi e gioielli fra il 2011 e il 2017. A maggio la denuncia per le continue richieste
Lasorte Trieste 21/12/17 - Opicina, Via del Refosco 15/1, Rapina, 70enne Morto
Lasorte Trieste 21/12/17 - Opicina, Via del Refosco 15/1, Rapina, 70enne Morto

TRIESTE. Aldo Carli aveva prestato 240mila euro a una cittadina serba. È la donna che gli investigatori stanno cercando con un mandato di cattura internazionale. Lei e altri due connazionali sono ritenuti gli autori dell’omicidio dell’ex gioielliere di settantacinque anni nella villa di Opicina. I prestiti sono avvenuti tra il 2011 e il 2017, in denaro contante e in gioielli. Un aspetto, questo, che conferma lo stretto rapporto che la vittima aveva con almeno uno degli assassini. Di mezzo, come dimostrato dagli investigatori, c’erano un traffico di oggetti preziosi e un giro di favori sessuali.

Omicidio in villa durante una rapina a Trieste


La lista dei soldi, delle collane, delle monete d’oro e degli orecchini che l’ex commerciante aveva ceduto alla donna ricercata, emerge da una denuncia di truffa che l’uomo aveva presentato proprio contro di lei l’8 maggio scorso alla stazione dei carabinieri di Opicina. Carli, evidentemente, si sentiva pressato da richieste incessanti. E i quattrini, versati a colpi di migliaia di euro, non gli venivano mai restituiti. La denuncia, forse, serviva per mettere la donna alle strette: un modo, si presume, per costringerla a rifondere i debiti. Nonostante ciò, lui continuava comunque a darle denaro e monili.

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La villa dove è avvenuta la tragedia è situata in via del Refosco a Opicina (Trieste). Ecco la strada indicata in questa cartina di Google


L’elenco è lunghissimo. Tutto comincia a fine estate 2011 quando si presentano due clienti nel negozio di Carli, allora ancora in attività: chiedono di far analizzare una polvere che, come appurerà il commerciante, non ha alcun valore. Qualche mese dopo si ripresenta una delle due donne (l’attuale indiziata) che domanda il primo prestito: 10mila euro per evitare uno sfratto. La serba ritorna a giugno dell’anno dopo, stavolta ha bisogno di rimborsare un debito verso una banca di Belgrado. Nei sei mesi successivi Carli le dà monete d’oro per un valore di oltre 18mila euro.

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Lasorte Trieste 20/12/17 - Opicina, Via del Refosco 15/1, Rapina, 70enne Morto


Siamo a dicembre del 2012 quando la donna vuole altri 1.750 euro per un deposito cauzionale di un appartamento in viale XX settembre: Aldo le consegna orecchini e catenine. A febbraio si arriva invece a 9.750 euro in contanti per l’acquisto di una Mercedes per il marito. Le transazioni successive, per migliaia di euro, avvengono pure con ricariche postepay. Le motivazioni sono le più disparate: improvvisi interventi chirurgici, funerali, medicine, la figlia che ha bisogno di cure e, come si legge dai verbali, perfino per «pagare il Tribunale di Udine per la condanna di una truffa di un prete». Un’altra volta l’ex commerciante concede 12.500 euro per il trasferimento di quasi 200mila euro da una banca serba a una italiana. Sommando tutti i prestiti si raggiungono i 240mila euro. Carli teneva la contabilità di tutto il flusso di denaro e gioielli. Si faceva anche consegnare i documenti della serba «a titolo di cauzione»: passaporto, carte di credito, carta postepay e i permessi di soggiorno dei figli.

«Continuo a ricevere telefonate e messaggi - aveva riferito l’ex gioielliere ai carabinieri - con lo scopo di chiedermi denaro». Le dichiarazioni rese ai carabinieri, riportate nel verbale di denuncia del maggio scorso, riportano anche i numeri di cellulare della serba. «Attualmente - rendeva noto l’ex commerciante - lei mi ha riferito di trovarsi a Roma, all’ospedale, perché è stata aggredita da rapinatori che le hanno sottratto 100mila euro alla Stazione ferroviaria».

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Insomma, Aldo, per questa donna, era una sorta di gallina dalle uova d’oro. Il suo bancomat. Il motivo se lo chiedono gli stessi inquirenti: in cambio di che cosa l’uomo dava soldi e gioielli alla serba se non riusciva mai a riavere indietro nulla? Quel “in cambio di che cosa”, evidenziato dagli investigatori, lascia intendere che dietro ci fosse dell’altro. Forse gli oggetti preziosi erano destinati ad altri canali di vendita all’estero. Non mancherebbero, a quanto pare, pure i favori sessuali, come emergerà dalla deposizione di una prostituta che si incontrava con Aldo nell’ex gioielleria di via Donadoni. Questa donna, peraltro, a un certo punto si trova pure a fare da intermediaria nelle transazioni tra i due.

Nel frattempo l’avvocato di Ljubica Kostic, la quarantacinquenne serba detenuta con il sospetto di aver preso parte all’omicidio di Carli, chiederà la scarcerazione dell’indagata. «La mia assistita - ribadisce il legale Paolo Codiglia - non ha posto in essere alcun atto in relazione con l’accaduto».

Le indagini della polizia proseguono, con un mandato di cattura internazionale, a caccia di una donna e due uomini serbi.

 

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