Dehors, nel nuovo regolamento spuntano anche riduzioni di spazi
Il regolamento dei dehors, approvato in Consiglio comunale l’8 aprile scorso, piace poco a tutti, in primis agli amministratori comunali che lo hanno redatto. Ma se da un lato le norme hanno messo un po’ di ordine tra tavolini, ombrelloni e sedie, dall’altro hanno ridotto in alcuni casi le aree destinate ai dehors. Con il risultato di una protesta da parte degli esercenti interessati.
«Abbiamo tenuto conto degli accessi pedonali - afferma l’assessore all’Urbanistica Elena Marchigiani - regolamentando alcune situazioni che in passato hanno creato problemi per il passaggio di ambulanze e disabili. Questioni singole verranno esaminate. C’è la possibilità di ottenere una deroga, ne possiamo parlare. Nessun amministratore intende creare difficoltà, bastano e avanzano quelle che ci ha posto la Soprintendenza». Lo stesso presidente della Fipe, Bruno Vesnaver, afferma che in alcuni casi la riduzione degli spazi è reale, ma risolvibile da parte dell’amministrazione comunale: «Fondamentale è preparare le domande entro fine mese o al massimo entro il 10 maggio. So per certo che il 70% degli esercenti sono a buon punto».
Ma la polemica politica non si placa. «Esercenti costretti a rimuovere tutti gli arredi esterni per fare le foto dei luoghi "liberi", come richiesto dalla Soprintendenza - afferma Paolo Rovis del Nuovo Centrodestra -. Inoltre, in base al nuovo regolamento comunale, vengono ridotte drasticamente alcune superfici concesse: fino a due terzi in meno rispetto a prima. Quindi meno tavoli, meno clienti, meno incassi, meno posti di lavoro. L'accanimento burocratico verso chi non ha altra colpa se non quella di voler semplicemente lavorare, continua. Sadico e imperterrito».
«Dipiazza avrebbe portato a casa risultati di gran lunga migliori - aggiunge Rovis - . E avrebbe ottenuto condizioni sicuramente più favorevoli per una categoria economica che chiede solo di poter lavorare senza venire bastonata con regole immotivate e vessatorie. Secondo l'amministrazione comunale a guida Pd, i gestori di bar e ristoranti non protesterebbero perché pesantemente colpiti da assurdi e costosi divieti - no fiori, no divanetti, no pedane, no colori, ecc. -, ma in quanto strumentalizzati politicamente. La realtà è tutt'altra. In diversi nell'opposizione, e il Nuovo Centrodestra fra questi, siamo stati intellettualmente molto onesti: abbiamo attribuito la responsabilità diretta alle decisioni della Soprintendenza, mentre alla Giunta comunale e alla maggioranza di centrosinistra abbiamo contestato l'oggettiva acquiescenza e la subalternità alle scelte, opinabilissime, di un altro Ente».
Franco Bandelli di Un’altra Trieste chiede invece che il sindaco Cosolini firmi la proroga per il nuovo regolamento al 31 dicembre, e porti la decisione in Consiglio comunale. «Noi di Un’altra Trieste - sottolinea Bandelli - abbiamo votato a favore del regolamento dehors. Era un atto dovuto, non abbiamo polemizzato come hanno fatto alcuni consiglieri che hanno votato contro. Subito dopo però abbiamo presentato una mozione firmata da Antonione, Bandelli e Rosolen che è stata approvata dal Consiglio con soli quattro astenuti. In quella mozione abbiamo chiesto l’intervento del Ministero affinchè sostituisca la direzione della Soprintendenza. Questo per essere chiari. Adesso - aggiunge Bandelli - chiediamo l’intervento del sindaco Cosolini affinchè proroghi la scadenza del 30 aprile al 31 dicembre. Deve avere il coraggio di prendere questa decisione. Ne parlerò giovedì alla riunione dei capigruppo. Il Consiglio comunale potrebbe essere convocato entro la fine del mese per approvare la proroga».
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