Dehors, a Trieste progetti bloccati. A rischio i tavolini dei bar

Altra tegola sulla testa di gestori di bar e ristoranti che rischiano di restare senza dehors con l’anno nuovo. Per sistemare tavolini, sedie e ombrelloni dovranno ricevere il via libera anche della Sovrintendenza. La direttiva 2012 del ministero dei Beni culturali voluta dal ex ministro Lorenzo Ornaghi e volta «a contrastare l'esercizio di qualsiasi attività commerciale e artigianale – si legge nel testo completo del decreto - su aree pubbliche di particolare valore archeologico, storico e artistico, non compatibile con la tutela del decoro», impone anche alla nostra Soprintendenza e alla Direzione regionale di esercitare un maggior controllo sull’occupazione del suolo pubblico ad uso commerciale. Gran parte dei gestori di esercizi pubblici entro l’anno presenteranno la richiesta di autorizzazione al Comune. Indicativamente da qui a dicembre saranno tra le 200 e le 250 le pratiche sul tavolo degli uffici competenti. I gestori più solerti si sono già fatti avanti scoprendo però un’amara sorpresa. Prima di concedere l’autorizzazione il Comune ora è costretto a riceve anche il via libera della Soprintendenza. E i titolari di bar e ristoranti sono costretti farsi redigere un progetto che illustri metrature, tipologia degli arredi, colori e forme degli ombrelloni o le misure delle fioriere. In pratica, rispetto agli anni precedenti, chi intende allestire un angolo del locale anche all’aperto, oltre a inoltrare la domanda al Comune e a pagare la solita tariffa in base ai metri quadrati occupati e alla zona della città dove intende sistemare i tavoli, dovrà contestualmente presentare istanza di autorizzazione monumentale alla Sovrintendenza. Rivolgendosi ad un architetto, un geometra o un ingegnere (il costo dovrebbe aggirarsi in media tra i 500 e i 900 euro) per farsi preparare il progetto da presentare degli uffici di piazza della Libertà.
«Abbiamo inviato alla Soprintendenza una bozza del nuovo regolamento sull’occupazione del suolo pubblico con dehors, – riferisce Elena Marchigiani, assessore comunale all’Urbanistica – che prevede un piano più dettagliato rispetto al precedente, con regole più ben definite specialmente per la zona storica e del centro. Ci lavoriamo da un anno e con la Soprintendenza ci stiamo impegnando per condividerne la stesura – aggiunge – per poi snellire la procedura e far coincidere le richieste della Soprintendenza con quelle comunali». La collaborazione dovrebbe portare «entro fine anno, o quantomeno entro fine gennaio prossimo, – precisa l’assessore – ad un accordo e alla approvazione del nuovo regolamento». A chi sta presentando l’istanza per l’occupazione del suolo pubblico il Comune invierà nel prossimi giorni una lettera «in cui inviteremo i gestori a presentare contestualmente anche la domanda di autorizzazione monumentale alla Soprintendenza, – spiega Marchigiani – in questo modo, rispettando l’iter, per i prossimi due anni nessuno potrà avanzare nei loro confronti contestazioni di alcun tipo». La procedura a livello comunale richiede circa un mese. Il rischio è quello che se ora bisogna attendere anche il via libera della Sovrintendenza - e in questo caso non consiste il silenzio assenso - qualcuno rischi di vedersi negata la possibilità dal 1 gennaio prossimo di far sedere qualche avventore all’aperto. Da mesi la Fipe, assieme anche a Ures e Cna, venuta al corrente della situazione si sta confrontando con il Comune per tentare di affrontare la situazione. «Ho riscontrato la massima disponibilità degli assessori comunali competenti a darci una mano e a cercare una soluzione, – osserva Bruno Vesnaver, presidente della Fipe – in questa città non si riscontrano eccessi o dehors di pessimo gusto, più o meno tutti sono in linea con le indicazioni date dall’amministrazione. Trieste sta vivendo un momento fiorente dal punto di vista turistico, i locali stanno migliorando qualitativamente, - evidenzia il presidente – e un blocco di questo tipo sarebbe un disastro». La Fipe intanto sta provvedendo a stringere degli accordi con alcuni professionisti per far redigere a tariffe accessibili i progetti ai singoli gestori. «Concordo sul fatto che esistano delle regole per garantire l’accessibilità agli spazi pubblici – valuta l’assessore all’Urbanistica – ma l’attività di esercizi pubblici e commerciali va anche tutelata».
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