Dehors a Trieste, ok dalla Soprintendenza «Ma niente divanetti né pedane»
Fuori da bar e ristoranti del centro cittadino gli esercenti potranno collocare tavolini, sedie e ombrelloni. Dovranno lasciare invece nei magazzini «poltroncine, divanetti o similari». Non potranno delimitare gli spazi esterni - con fioriere, per esempio - né installare «pannelli ciechi o trasparenti». Vietatissime anche le pedane.
Sono queste le prescrizioni che la Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici guidata da Maria Giulia Picchione ha evidenziato nel documento che, alla fine di un lungo percorso fatto di incontri e tavoli tecnici, dà - con «soddisfazione» dell’assessore all’urbanistica Elena Marchigiani - il via libera al “Regolamento comunale per l’occupazione di suolo pubblico con dehors” cui l’amministrazione comunale sta lavorando praticamente dall’inizio del mandato. Appena il 28 gennaio scorso, proprio in attesa del parere della Soprintendenza, il Consiglio comunale aveva approvato la proroga dei termini per raggiungere l’ok sul nuovo Regolamento confermando la validità dei permessi in essere così da non creare problemi agli esercenti. Ora quel parere è arrivato. E dice sì al documento. Con delle prescrizioni, appunto: niente poltroncine né divanetti, né pedane o altri «elementi di delimitazione». Sono tutti oggetti che potrebbero ostacolare la visibilità e dunque la godibilità delllo scenario urbano. «Se previsti - si legge infatti nel documento firmato da Picchione - inficiano la visibilità e la godibilità dell’ambito tutelato caratterizzato dalle pavimentazioni storiche colà presenti e dalle magnifiche quinte urbane caratterizzate dai prospetti degli edifici esistenti» che delimitano «gli spazi pubblici tutelati».
Si tratta di prescrizioni che valgono per le aree del centro città, quelle che lo stesso Comune - da piazza Unità a viale XX Settembre passando per Rive, piazza della Borsa e via San Nicolò - ha perimetrato come soggette a regole più stringenti, lasciando invece maggiore spazio di manovra nelle zone non centrali.
Elementi mobili, comunque: verande o comunque strutture più complesse non sono contemplate. Quello che ora gli uffici comunali stanno perfezionando in base al dettato della Soprintendenza affinché Marchigiani possa portare in giunta («entro febbraio») la delibera con l’obiettivo di vederla in Consiglio comunale quanto prima, è un regolamento “leggero”. «Fin dai primi incontri svolti con le categorie economiche era emerso come non fosse sentita la necessità di strutture più complesse», dice l’assessore, senza contare il fatto che l’intera operazione-regolamento sarebbe divenuta di certo più complicata. E chi queste strutture ce le ha già? «Ci dovrà essere un progressivo adeguamento alle regole», dice l’assessore. Insomma, quella sugli elementi “pesanti” sarà un’altra partita. Quando le singole autorizzazioni in essere scadranno se ne riparlerà: perché una richiesta naturalmente si potrà sempre fare, ma seguirà il suo iter. Iter che invece - ed è questo un punto importante - dovrebbe farsi snello quando i singoli esercenti presenteranno i propri progetti alla Soprintendenza, comunque preposta a rilasciare le autorizzazioni. Parallelamente al percorso giuntale e consiliare infatti «lavoriamo sull’accordo da fare» con Palazzo Economo «per snellire le procedure» in modo «da trovare una formula per non appesantire gli esercenti», dice Marchigiani. Le nuove direttive impartite dall’allora ministro Lorenzo Ornaghi hanno reso ancora più rigida la vigilanza dei Beni culturali sull’utilizzo degli spazi pubblici: e dunque il protocollo d’intesa Comune-Soprintendenza cui si lavora, avendo ottenuto il Regolamento l’assenso della Soprintendenza che fissa già paletti entro cui i pubblici esercizi sapranno di doversi muovere, è mirato a costruire «presupposti di semplificazione delle procedure autorizzative», si legge anche nel documento firmato da Picchione. Meno incertezze e tempi più brevi, dunque. E un regolamento «che dovrà assolutamente essere in vigore entro aprile», precisa Marchigiani.
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