Definiti i punti dell'accordo sulla Ferriera, ma tra i sindacati restano le divisioni.

Spegnimento dell'area a caldo dall'1 febbraio. Intanto lavoratori saranno chiamati ad esprimersi con un referendum il 7 gennaio. 
Foto BRUNI 12.09.2018 Ferriera:forno a cado e nuovi piazzali-relatori Alessandra Barocci-Alessandro Casula e Renato Crotti
Foto BRUNI 12.09.2018 Ferriera:forno a cado e nuovi piazzali-relatori Alessandra Barocci-Alessandro Casula e Renato Crotti
TRIESTE. Chiusura dell'attività produttiva, smantellamento degli impianti e messa in sicurezza dell'area a caldo; rilancio dell'attività logistica, potenziamento dell'area a freddo; riconversione della centrale di produzione di energia elettrica. Sono questi i principali punti del piano industriale della Ferriera di Servola contenuti nell'accordo sindacale presentato al Ministero dello Sviluppo economico dal gruppo Arvedi ai sindacati su cui i lavoratori saranno chiamati ad esprimersi con un referendum il 7 gennaio.
 
Le operazioni di spegnimento dell'area a caldo inizieranno a partire dall' 1 febbraio 2020 e il Gruppo, si legge nel documento, «conferma il proprio impegno per la ragionevole salvaguardia dei livelli occupazionali». Le iniziative per la ricollocazione dei lavoratori (310) dell'area a caldo prevedono: il trasferimento nelle attività dell'area a freddo di 198 occupati, che verranno formati e riqualificati durante il periodo di sospensione dal lavoro con intervento della Cigs; 50 dipendenti saranno occupati nell'attività di bonifica e smantellamento dell'area a caldo. Un'attività che richiederà circa 24 mesi per essere completata.
 
A 66 dipendenti sarà invece offerta la possibilità di essere trasferiti in altre sedi del Gruppo, mentre per altri 58 saranno attivate le procedure per favorire l'uscita volontaria. Il ricorso alla Cassa integrazione verrà richiesto per un periodo massimo di 24 mesi. Gli investimenti previsti ammontano a 180 milioni di euro.
 
Sul documento, propedeutico alla firma dell'Accordo di Programma che dovrà essere siglato dai ministeri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente, insieme con Regione Friuli Venezia Giulia, Comune di Trieste, Autorità del Mare Adriatico orientale e Gruppo Arvedi, tuttavia, i sindacati non concordano. La Fiom-Cgil, infatti, contrasta la chiusura dell'area a caldo dell'impianto siderurgico triestino. Dopo il referendum dei lavoratori, il giorno successivo, l'8 gennaio potrebbe arrivare la sottoscrizione dell'accordo sindacale al Mise. Il Gruppo Arvedi punta alla totale decarbonizzazione dell'impianto.

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