«Decreto salvabanche un costo di 4,5 milioni per le 15 Bcc del Fvg»

Graffi Brunoro: decisione ingiusta. Minute: costretti a pagare debiti altrui penalizzando fortemente patrimoni e soci
Giuseppe Graffi Brunoro
Giuseppe Graffi Brunoro

TRIESTE. Mentre il governo sta tentando di tamponare il problema dei piccoli risparmiatori danneggiati, le Bcc del Friuli Venezia Giulia fanno i conti: «Una decisione ingiusta che al sistema regionale delle 15 Bcc costerà 4,5 milioni di euro equivalente, all’incirca, al 17% degli utili realizzati nel 2014 dell’intero Credito cooperativo del Fvg».

Queste appunto le parole di Giuseppe Graffi Brunoro al recente decreto approvato dal governo, che ha riguardato Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti. Già Federcasse, con il presidente Alessandro Azzi, ha espresso «viva preoccupazione per gli effetti sull’industria bancaria italiana e sulla capacità di finanziamento dell’economia reale generati dalle modalità con le quali si è deciso di gestire l’ultima fase della crisi delle quattro banche italiane da tempo commissariate».

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«Il provvedimento inciderà sulla redditività di tutta l’industria bancaria e, in particolare, per le Bcc in misura considerevole anche sui peculiari processi di patrimonializzazione», ha spiegato Federcasse sottolineando che le Bcc hanno «nella capacità di generare reddito la propria pressoché esclusiva fonte di patrimonializzazione (oggi, peraltro, mediamente superiore a quella del resto dell’industria bancaria)».

A livello nazionale, così Federcasse, «il provvedimento costerà al sistema Bcc 225 milioni di euro solo nel 2015 (rispetto ai 55-57 milioni previsti dal contributo ordinario 2015 già accantonato) e sottrarrà preziose risorse al finanziamento di imprese e famiglie».

Tutte preoccupazioni condivise da Graffi Brunoro e dal direttore della Federazione delle Bcc del Fvg, Giorgio Minute: «Le Bcc vengono penalizzate due volte. Finora hanno sempre risolto le loro crisi in modo autonomo» con «un proprio fondo di garanzia. Abbiamo fatto un grande sforzo di solidarietà all’interno della rete, senza che altre banche scucissero un euro per venire in nostro aiuto, già a partire dal 1978. In questa fase, invece - così Minute - siamo costretti con un decreto a pagare i debiti di altre banche (e nel 2016, se ci saranno altre crisi?...), penalizzando fortemente i nostri patrimoni e i soci».

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Federcasse ha sottolineato che «si è giunti a questa situazione a causa dei ritardi da parte del nostro Paese nel recepire una direttiva europea che doveva essere trasformata in legge già nel gennaio scorso. Ma soprattutto, e inaccettabilmente, si è arrivati fin qui per una serie di rigidità e di opzioni interpretative, tutte da discutere, da parte della Commissione europea. E ciò dopo che in Europa (ma non in Italia), sono stati approvati complessivamente interventi pubblici per 5.763 milioni di euro, finalizzati a salvataggi bancari».

Anche il presidente dell’Abi Antonio Patuelli giorni fa si era detto «imbestialito» con la Commissione europea. Ma «penso che il processo sia stato gestito bene, in conformità con le regole sugli aiuti di Stato», ha detto ieri Jonathan Hill, commissario europeo per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e il mercato unico dei capitali, interpellato sul salvataggio dei quattro istituti italiani in difficoltà e commissariati dalla Banca d'Italia.

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